Maurizio Bettini
Osare. Crimine o virtù?
Maurizio Bettini, esperto di filologia classica, esplora il concetto di "osare". Osare comporta una trasgressione dei limiti, sfidando il precetto delfico "niente di troppo". Tuttavia, senza osare, non si progredisce e si rimane prigionieri di confini imposti dalla società o dalla tradizione. Esaminando le radici etimologiche del termine, si rivela il desiderio insopprimibile dell'uomo.
«L'etimologia latina di "avventura", da ad-ventura, suggerisce gli eventi che avverranno. Essere avventurosi implica correre incontro al proprio futuro, a ciò che ci attende e ciò che ancora ci è ignoto. In un certo senso, è abbracciare il rischio».
Osare è una parola ambigua, perché implica un "limite". Osare significa infatti trasgredire un confine, violare il precetto delfico "medén agan" ossia "niente di troppo", e inoltrarsi in un territorio proibito, o che almeno sembrava tale. D'altra parte , se non si osa, neppure si progredisce, si resta per sempre prigionieri di quel “limite” spesso non tracciato da noi, ma da altri – la società, la tradizione, i buoni costumi, la natura .... E dunque che fare? Per provare a rispondere a questa domanda, possiamo partire dalle stesse radici etimologiche del verbo italiano "osare" e scoprire, in definitiva, che dietro questo impulso si cela qualcosa di insopprimibile nell'uomo: il desiderio.
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MAURIZIO BETTINI
Maurizio Bettini e’ classicista e scrittore, ha insegnato fino al 2017 Filologia Classica, prima nella Facoltà di Lettere e Filosofia e quindi nel Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne dell'Università di Siena, dove ha fondato il centro «Antropologia del Mondo antico». Autore di saggi di argomento filologico, metrico e linguistico, i suoi interessi vertono soprattutto sulla antropologia del mondo antico, disciplina a cui ha dedicato svariati volumi. I suoi corsi universitari affrontano temi relativi alla cultura greca e Romana: la parentela, l'esperienza religiosa antica, la mitologia, la profezia, la magia - sempre in una prospettiva di carattere antropologico.
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