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Ivano Dionigi

Osare sapere


«A fronte del pervasivo motto trittico che domina ogni ambito, dallo sport alla politica fino all'amministrazione - citius (più veloce), altius (più in alto), fortius (più forte) - è imprescindibile abbracciare l'essenza della lentezza, della profondità e della dolcezza. Il nostro bisogno di "cum", di com-unicare e di con-testare, il bisogno dei legami umani».


Ivano Dionigi - latinista, traduttore, accademico e politico italiano - , sottolinea i molteplici squilibri dell'era attuale: sociale, ambientale, sanitario, politico e demografico. Critica il monoteismo tecnologico e l'impoverimento del linguaggio. Propone di comprendere, interrogare e inventare: cogliere le relazioni, porre domande cruciali e riscoprire conoscenze dimenticate, oltre a inventare nuove soluzioni. In un'epoca di globalizzazione, muri mentali e fisici, riduzione della comprensione e semplificazione linguistica, sottolinea l'importanza di pensieri complessi e approfonditi.

Viviamo nell’era della complessità, o meglio dello squilibrio, di molteplici squilibri: sociale dell’immigrazione; ambientale del pianeta; sanitario della pandemia; politico della guerra; demografico della denatalità. Si aggiunga il monoteismo tecnologico che, alleato dell’economia, mette all’angolo sia la scienza che la politica.
A paradosso si aggiunge paradosso: a fronte della globalizzazione e del suo profeta Internet reagiamo con un apparato di muri fisici e mentali; a fronte del web planetario e del maximum dei mezzi di comunicazione sperimentiamo il minimum della comprensione; a fronte della complessità e moltiplicazione dei problemi economici, sociali e morali operiamo una riduzione e un impoverimento del linguaggio.
Di qui la necessità di intelligere, interrogare, invenire.
Intelligere: «cogliere (legere) il dentro (intus)» e «la relazione (inter)» delle cose. Servono pensieri lunghi che colleghino i punti, le parti, i saperi.
Interrogare: abitare le domande, nella consapevolezza che l’ars interrogandi è più importante e decisiva dell’ars respondendi.
Invenire: “riscoprire” il notum abbiamo sotterrato e dimenticato, e “inventare” il novum che ci viene prospettato e richiesto.

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