Festival itinerante di Filosofia
FILOSOFI LUNGO L'OGLIO
Il Festival Filosofi lungo l'Oglio è una manifestazione promossa dalla Fondazione Filosofi lungo l’Oglio che si svolge dal 2006 in numerosi Comuni compresi tra le Province di Brescia, Cremona, Bergamo nei mesi di giugno e luglio. Nata come una scommessa ardua, per molti impossibile, in queste terre digiune di cultura e dedite perlopiù al fare, questa rassegna è sin da subito tenuta a battesimo da grandi pensatori che credono nel progetto. Di lì a pochi anni la Kermesse cresce moltiplicando il numero degli appuntamenti – cinque in origine -, proponendo temi che toccano la dimensione esistenziale del singolo, esplorandone le nuances, facendo vibrare le corde più recondite, avanzando sempre nuovi interrogativi, offrendo molteplici tentativi di risposta che diventano ulteriori problematizzazioni di ciò che, di volta in volta, viene indagato. Ogni anno, infatti, viene scelto un tema attorno al quale sono chiamate a discutere le figure più eminenti del pensiero contemporaneo, le quali, con le loro diverse specializzazioni, si dedicano a definire in modo prospettico la parola chiave associata.
La specificità che caratterizza questo Festival risiede nella peculiarità del suo format: non una tre giorni in cui concentrare gli appuntamenti, ma un arco di tempo che supera i 50 giorni, e che sembra fare proprio il tempo lento della provincia. Tempo prezioso in cui ascoltare le lezioni magistrali dei pensatori, confrontarsi nei dibattiti che seguono gli incontri e, se così si può dire, far fruttare il tempo che separa un intervento dall'altro, per lasciare spazio all'antica ruminatio. Al ritmo temporale segue l'articolarsi «spaziale» del Festival: tra piazze, castelli, dimore signorili, cascine, sinagoghe, chiese, auditorium, teatri è il pensiero stesso a farsi nomade seguendo, idealmente, il percorso del Fiume Oglio, quasi si trattasse di un Vegliardo depositario di vetuste tradizioni che, nel ricordarci l'appartenenza alle nostre origini – una evocazione che si fa materia nella terra che esso stesso attraversa, separa, unisce, feconda, alimenta nelle opere e nei giorni di chi la coltiva – , ci chiedesse di fare memoria di quella fatica di cui è testimone, tramutandola nella fatica del pensiero. Fatica non meno ardua, ma che nella complessità del mondo in cui abitiamo sembra quasi un imperativo, una sfida da raccogliere. Da condividere. Da sostenere. E così ogni anno, dinnanzi al «Vegliardo», si recano illustri studiosi attorno ai quali fanno cerchio uomini e donne di buona volontà, capaci di «decidersi» nel-dare-senso-al-loro-tempo, sempre più ridotto da impegni professionali e familiari, ma non per questo insufficiente per prestare ascolto e ricorrere alla propria capacità critica nella partecipazione attiva alle lezioni. Si ha «fame» di contenuti, si avverte la necessità di incamminarsi sulla strada del Maestro. Si esprime un «bisogno» che connota la nostra stessa umanità e che non si accontenta di essere anestetizzato da proposte e format per lo più seriali, asettici, liquidi come la nostra società, direbbe Zygmunt Bauman.
Forte di un format originale che volge in metafora spazio-temporale la dimensione di un pensiero nomade e insieme itinerante, facendosi esso stesso concrezione dell’infinito accadere del linguaggio che presuppone insieme il riconoscimento della presenza dell’Altro e nel contempo il darsi della temporalizzazione nella storicità dell’uomo scandita dai rintocchi della sua ineludibile finitezza incarnata, il Festival diviene un unicum nel panorama nazionale ed europeo.
Questo Simposio di Pensiero e di Parole è ormai divenuto un appuntamento fisso quasi fosse entrato a far parte – di fatto – delle tradizioni che animano l’estate in riva all’Oglio regalando grandi emozioni nel suo ritmo incalzante e nel suo itinerario senza sosta e toccando capoluoghi di provincia e svariate municipalità dove centinaia di uomini e donne sono desiderosi di tornare a fare comunità stringendosi, di volta in volta, attorno al Maestro all’insegna di uno dei grandi interrogativi di ogni tempo: “Chi è io?”