Festival Filosofi lungo l'Oglio
2022 - DIRE IO - Edizione XVII
2022 - DIRE IO - Edizione XVII
FILOSOFI A TAVOLA Francesca Rigotti “Il cibo speciale dell’individuo singolarista”
LUDWIG MONTI “Quando Gesù dice “Io” “
DUCCIO DEMETRIO “In età adulta: politropie, fragilità, silenzi”
Non soltanto nell’ infanzia la conquista della prima persona singolare rappresentò una parola e un approdo di grande importanza evolutiva: psicologica, relazionale, morale. E’ in ogni successiva età, soprattutto negli anni della cosiddetta maturescenza - che la presa di coscienza di essere un io, di doverlo manifestare tanto più se conformato da quel cartesiano cogito ergo sum, ci consente di comprendere quanta strada sia stata necessaria per riconoscerci come individui legittimamente in grado di “ esplicitarne ” le funzioni non solo consuete. Per le esperienze umanamente vissute, le più diverse; per le affermazioni di sé gratificanti o deludenti in ogni campo e dinanzi ai momenti apicali di carattere affettivo, professionale, sociale. Inoltre per le responsabilità individuali e civili non eluse, nella consapevolezza di essere diventati umanamente persone “ mature”. Ma - anche - scopriamo che, nel mezzo del cammin di nostra vita, quell’ io pronunciato d’ istinto e pensato nei primi anni ha visto modificarsi i suoi usi e significati non una ma più volte nel corso dell’ esistenza. Il nostro nome ( simbolo topico di un io che aveva il compito di firmare la nostra soggettività pubblica e privata ), una volta entrato nel mondo della vita, ha visto mutare la sua natura scoprendosi di volta in volta non più sempre identico a se stesso bensì plurale, polimorfo, politropo. All’ insegna di quell’ aforisma celebre unus et multi in me coniato dal filosofo e imperatore Marco Aurelio; il quale ben prima di Michel de Montaigne tale soleva definirsi, quando si dedicava a riflettere sulla sua natura multiforme e su quel “ chi sono ?”, “ da dove vengo e dove sono arrivato? “ , “che cosa mi aspetto ancora ?” E, di conseguenza, quanti altri io potrò in futuro ancora attribuirmi? Domande non oziose, queste, che ci aiutano a ritrovare il nostro io ( anzi gli ii come li definiva Hermann Hesse ) nella memoria e nei momenti di smarrimento, in cui ci scopriamo fragili dinanzi alle avversità, ai distacchi, alle svolte esistenziali. Quando ci sembra di regredire a quei primi io insicuri degli anni infantili. Quando, talvolta – come gli antichi filosofi – cerchiamo il silenzio per donarci uno spazio meditativo nient’ affatto agorafobico, per aggiungere un altro nome all’ album degli io in successione o paralleli ( così li definiva il filosofo Ion Elster ) delle nostre autobiografie. Quando dovremo ammettere che, qualora li amputassimo del legame con i tu, i noi, i voi entrati a far parte della nostra storia, il dire io si rivelerebbe null’ altro che il “sogno ambizioso ed effimero di una cosa”.
MAURIZIO BETTINI “Gli inganni dell’io: lo specchio”
Fino dall'antichità lo specchio è stato concepito come strumento principe dell'io: anzi del "dire io", perché è solo di fronte a uno specchio che si può confrontarsi con se stessi, rivolgersi a se stessi come se ci si rivolgesse ad una persona diversa, in una parola fare di sé altro e fare altro di sé. Ecco l'io. Ma siamo certi che lo specchio – questo strumento così fuggevole, fragile, tesoro di immagini evanescenti al minimo tocca – non contengo in sé altri segreti? Altri poteri? Altri inganni?
LINO BREDA “Il silenzio necessario per Dire io”
Il silenzio – anticipa lo studioso – non è assenza di parola, ma la sua profondità. Apre alla capacità di sintesi, all'attitudine a guardare la realtà con sguardo globale, afferrando in unità gli altri e la realtà tutta, vedendo le cose nelle giuste proporzioni, senza ingigantirle e sminuirle, senza lasciarci inceppare dall'incidente, dal dettaglio. Apre a poter veramente dire io, alla soggettività attenta, consapevole e vigilante
ILVO DIAMANTI “Io esiste. Grazie agli altri”
Docente ordinario nella Facoltà di Sociologia e Prorettore per i rapporti internazionali e con il territorio dell'Università degli studi di Urbino "Carlo Bo", dove ha fondato e dirige il Laboratorio LaPolis. Negli anni Settanta diresse il Centro studi sindacali della CISL della provincia di Vicenza.
UMBERTO GALIMBERTI “Dire Io è dire in certo qual modo solo uno pseudonimo”
FILOSOFI A TAVOLA Paolo Gomarasca “Una giustizia buona. Etica del mangiare in compagnia”.
Un intreccio tra filosofia e cucina in luoghi d’eccezione, tra show-cooking, aperitivi, reading attoriali e riflessioni filosofiche. Tema della serata: “Una giustizia buona. Etica del mangiare in compagnia” dove dialogheranno il filosofo Paolo Gomarasca e la chef Francesca Marsetti, con la straordinaria partecipazione di Cesare Bocci
FILOSOFI A TAVOLA Massimo Donà “Cinema e cibo. Tra necessità e libertà”.
Un intreccio tra filosofia e cucina in luoghi d’eccezione, tra show-cooking, aperitivi, reading attoriali e riflessioni filosofiche. Tema della serata: “Cinema e cibo. Tra necessità e libertà” dove dialogheranno il filosofo Massimo Donà e la chef Francesca Marsetti, con la straordinaria partecipazione di Lavinia Cipriani
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