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LA CUSTODIA DEL CREATO L’ILLUSIONE DI INFINITO E LA VENDETTA DEL CIBO
«Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è donato a sé stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato donato»
R. Guardini, La fine dell’epoca moderna
«Vediamo un po' di sapere ora, caro Sancio, dove va vossignoria. Va a cercare qualche asino che se le sia smarrito? — No, di certo. — E allora, di che va in cerca? — Vado a cercare una cosa da nulla: una principessa e, in lei, il sole della bellezza nonché tutto il cielo insieme. — E dove fate conto di trovare quello che dite, Sancio? — Dove? Nella gran città del Toboso. — Bene, e da parte di chi l'andate a cercare? — Da parte del famoso cavaliere don Chisciotte della Mancia che raddrizza i torti, dà da mangiare a chi ha sete e da bere a chi ha fame».
M. de Cervantes, Don Chischiotte
«Mi piace il cibo che non debbano elaborare e sorvegliare stuoli di servi, non ordinato molti giorni prima né servito dalle mani di molti, ma facile a reperirsi e semplice, un cibo che non ha nulla di ricercato o di prezioso, che non verrà a mancare da nessuna parte si vada, non oneroso per il patrimonio né per il corpo, tale da non uscire poi per la stessa via dalla quale è entrato»
Seneca, De tranquillitate animi
LA CUSTODIA DEL CREATO L’ILLUSIONE DI INFINITO E LA VENDETTA DEL CIBO
Procede con slancio e grande partecipazione la decima edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio. Domani, lunedì 29 giugno, ospite d’eccezione sarà il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Un doppio appuntamento con l’alto prelato: alle 18.30, Sua Eminenza presiederà la S. Messa nella Chiesa SS. Gervasio e Protasio, in piazza Garibaldi a Cologne (Bs). Quindi, alle ore 21.15, nel cortile del Palazzo Municipale, che si trova nella medesima via (in caso di pioggia nella Parrocchiale), il Cardinale Coccopalmerio terrà una lectio magistralis dal titolo: Custodi responsabili del Creato. Il giorno successivo, martedì 30 giugno, sempre alle ore 21.15, nel Cortile delle Scuole Elementari Padre Luigi Andeni, in via Roma 31 a Barbariga (Bs) [in caso di pioggia nella vicina Chiesa SS. Vito, Modesto e Crescenzia], sarà la volta di Armando Savignano – ordinario di Filosofia Morale all’Università degli studi di Trieste e tra i maggiori interpreti contemporanei del pensiero spagnolo ed iberoamericano moderno e contemporaneo – che interverrà con una relazione dal titolo: Fame della fama ed illusione di infinito. A seguire, mercoledì 1 luglio, alla stessa ora, nel Cortile della Pieve di S. Maria Maggiore, in via Castello a Erbusco (Bs)[in caso di pioggia Chiesa S. Maria Assunta sita nella medesima via], è attesa Francesca Rigotti – docente di Dottrine politiche all’Università di Lugano – che proporrà una riflessione su La vendetta del cibo. Perché il cibo ci tratta male. Una tre giorni di grande interesse che pone al centro il rapporto problematico tra l’uomo e l’ambiente, il soggetto e il misconoscimento dell’altro in una brama di potere insaziabile simile per voracità alla lupa dantesca che “dopo 'l pasto ha più fame che pria” (If I, v. 99) e infine l’uomo del XXI secolo e il cibo. «Se per un verso – ha dichiarato il direttore scientifico del Festival, Francesca Nodari – a pochi giorni dalla pubblicazione dell’attesa Enciclica di Papa Francesco Laudato sì, avremo l’onore di ascoltare dalla viva voce del Cardinale Coccopalmerio i punti salienti e gli snodi cruciali della medesima nella quale il Pontefice invita ad una “conversione ecologica globale” (5) e alla pratica di “uno sviluppo sostenibile” (193) poiché “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (49); per l’altro, Armando Savignano punterà il dito contro quella tentazione cui troppo spesso cede l’uomo allorché si abbandona ad una volontà di potenza totalitaria incline soltanto all’esaudimento del proprio interesse e del tutto non curante degli altri e di ciò che lo circonda. Infine, sulla scorta del suo fortunato volume: Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina (Interlinea Edizioni, Novara 2015) – nel quale la filosofa parla espressamente di una ‘gastronoetica’ ossia di “una lettura filosofica delle cose del ventre” tutta tesa alla distinzione tra cibo liscio e cibo striato – Francesca Rigotti si soffermerà, basti solo pensare alla formulazione di certi ricettari, sulla brutalità praticata in cucina, sul maltrattamento cui sottoponiamo il cibo e sulla sua inevitabile ‘vendetta».
CHI È S. E. CARDINALE FRANCESCO COCCOPALMERIO
Il Cardinale Francesco Coccopalmerio, è dal 15 febbraio 2007 Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Ha frequentato il Seminario arcivescovile di Milano studiando, dal 1957 al 1963, presso la Pontificia Facoltà Teologica di Milano e conseguendovi la licenza in teologia. È stato ordinato presbitero il 28 giugno 1962 dal cardinale Giovanni Battista Montini. Ha perfezionato gli studi a Roma licenziandosi nel 1968 in teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana e conseguendo, nel 1969, il dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana sotto la guida del gesuita Wilhelm Bertrams. Nel 1976 si è laureato in giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Durante gli anni del suo ministero sacerdotale ha lavorato fin dal 1966 presso l'Avvocatura generale della Curia arcivescovile di Milano (diventandone poi avvocato nel 1980 e lavorandovi fino al 1994) e Pro Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Milano (dal 1986 al 1993); è stato, sia da sacerdote che da vescovo, anche docente presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (dal 1966 al 1999) e presso la facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana (dal 1981 al 2011). Nel 1986 è diventato prelato d'onore di Sua Santità. Dal 1988 diviene anche presidente della Commissione diocesana per l'Ecumenismo e Dialogo. È fra l'altro il fondatore della Rivista «Quaderni di Diritto Ecclesiale», insieme al gesuita Jean Beyer. L'8 aprile 1993 è stato nominato da Papa Giovanni Paolo II vescovo ausiliare di Milano e vescovo titolare di Celiana; è stato consacrato il 22 maggio successivo dal cardinale Carlo Maria Martini, co-consacranti i vescovi Attilio Nicora e Giovanni Giudici. Durante questo periodo si occupa attivamente della cultura e dei centri di formazione culturale cattolica. Dal 1995 al 2006 è stato commissario pontificio della Compagnia di San Paolo. Il 15 febbraio 2007 Papa Benedetto XVI lo ha nominato presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ed elevato alla dignità arcivescovile. Nel 2008, diventa consultore generale dell'Unione giuristi cattolici italiani. È stato creato e pubblicato cardinale nel concistoro del 18 febbraio 2012, della Diaconia di San Giuseppe dei Falegnami. Viene nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani il 21 aprile 2012; il 19 giugno seguente viene confermato presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, mentre è nominato membro della Congregazione delle cause dei santi il 22 dicembre di quello stesso anno. Il 19 dicembre 2013 è confermato membro della Congregazione delle cause dei santi. Prende parte al conclave del 2013, durante il quale viene eletto Papa Francesco. Di concerto agli innumerevoli saggi pubblicati, ricordiamo, tra gli altri, i seguenti volumi: La partecipazione degli acattolici al culto della chiesa cattolica nella pratica e nella dottrina della Santa Sede dall'inizio del sec. XVII ai nostri giorni. Uno studio teologico sull'essenza del diritto di prendere parte al culto cattolico, Morcelliana, Brescia 1969; Temi pastorali del nuovo codice, Queriniana, Brescia 1984, Perché un Codice nella chiesa, EDB, Bologna 1984; Gli Istituti religiosi nel nuovo Codice di diritto canonico, Ancora, Milano 1984; De paroecia, Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma 1991; La parrocchia. Tra Concilio Vaticano II e Codice di Diritto Canonico, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 2000.
CHI È ARMANDO SAVIGNANO
Armando Savignano è ordinario di Filosofia Morale all’Università degli studi di Trieste dove è anche Direttore del Dipartimento della Formazione e dell’Educazione. Tra i maggiori interpreti contemporanei del pensiero spagnolo ed iberoamericano moderno e contemporaneo, alla cui conoscenza ha contribuito offrendo numerosi saggi e lavori monumentali, Savignano si occupa di Filosofia Morale e di bioetica con speciale riferimento alle questioni epistemologiche, allo statuto di questa disciplina e ad alcune tendenze quali la bioetica delle virtù, l’antropologia medica, i temi della comunicazione tra medico-malato e del consenso informato. È direttore della collana «Etica pratica», ed. Guida, Napoli e della collana di «Ispanismo Filosofico», ed. Saletta dell’Uva, Caserta; è con-direttore della rivista di ispanismo filosofico «Rocinante». È stato insignito del Premio Speciale per la saggistica italiana sulla Spagna nell'ambito del Premio Acerbi 2012. Tra i suoi libri ricordiamo: Unamuno, Ortega, Zubiri. Tre voci della filosofia del Novecento, Liguori, Napoli 1989; Il Cristo di Unamuno, Queriniana, Brescia 1990; Radici del pensiero spagnolo del Novecento, La Città del Sole, Napoli 1995; Bioetica Mediterranea: etica della virtù e della felicità, ETS, Pisa 1995; Introduzione a Ortega y Gasset, Laterza, Roma-Bari 1996; Bioetica delle virtù. Il soggetto e la comunità, Guida, Napoli 1999; Preghiera e poesia: l’esperienza religiosa in Henri Bremond, Messaggero, Padova 2000; Introduzione a Unamuno, Laterza, Roma-Bari 2001; María Zambrano. La ragione poetica, Marietti, Genova-Milano 2004 (trad. in spagnolo: M. Zambrano. La razón poética, Comares, Granada 2005); Bioetica per insegnanti ed educatori (con R.Rezzaghi, G. Zacchè), La Scuola, Brescia 2004; Panorama della filosofia spagnola del Novecento, Marietti, Milano-Genova 2005; Don Chisciotte. Illusione e realtà, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006 (tr. in spagnolo: Panorama de la filosofia española del siglo XX, Comares, Granada 2008); Il vincolo degli anniversari. Saggi di filosofia spagnola contemporanea, Saletta dell’Uva, Caserta 2009; Miguel De Unamuno. Filosofia e religione, Bompiani, Milano 2013; Bioetica. Educazione e società, Mimesis, Milano 2014; Ortega Y Gasset J., Meditazioni del Chischiotte (a cura di), Mimesis, Milano 2014; X. Zubiri, Il problema filosofico della storia delle religioni (a cura di), Morcelliana, Brescia 2014.
CHI È FRANCESCA RIGOTTI
Francesca Rigotti è nata a Milano nel 1951 e si è laureata in Filosofia nel 1974. È stata docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Göttingen, visiting fellow al Department of Politics dell´Università di Princeton e docente all´UZH. Attualmente è professoressa di Dottrine politiche presso l’Università di Lugano. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle procedure metaforiche e simboliche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento politico, nella pratica culturale e nell’esperienza ordinaria. Tra i suoi libri recenti: La filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2004; Il pensiero pendolare, il Mulino, Bologna 2006; Il pensiero delle cose, Apogeo, Milano 2007; Gola. La passione dell’ingordigia. I 7 vizi capitali, il Mulino, Bologna 2008; Asini e filosofi, (con G. Pulina), Interlinea, Novara 2010; Partorire con il corpo e con la mente. Creatività, filosofia, maternità, Bollati Boringhieri, Torino 2010; La filosofia in cucina. Piccola critica della ragion culinaria, il Mulino, Bologna 2012; Senza figli. Una condizione umana, (con D. Demetrio), Raffaello Cortina, Milano 2013; Nuova filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2013; Gli altri. Inferno o paradiso?, intr. e cura di F. Nodari, Massetti Rodella, Roccafranca 2013; Un posto al sole. Filosofia di una soap opera, Mimesis, Milano 2013; Metafore del silenzio. Il silenzio per immagini, Mimesis, Milano 2013; Onestà, Raffaello Cortina, Milano 2014; Venire al mondo (con M. Veladiano), Il Margine, Trento 2015; Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina, Interlinea, Novara 2015. I suoi saggi sono apparsi su numerose riviste italiane e straniere. Svolge attività di consulenza editoriale e di recensione libraria, soprattutto per «Il Sole 24Ore».
«La felicità? Tornare in cucina a preparare cibi sani»
Si intitola «Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina» (Interlinea, 12 euro) l’ultima fatica (presto in libreria) di Francesca Rigotti,nota docente di Dottrine politiche all’Università della Svizzera italiana.
Fede, onestà e fiducia
«L’uomo non può vivere senza una perenne fiducia in qualcosa d’indistruttibile in sé, la qual cosa non esclude che, sia tale fiducia, sia quell’elemento indistruttibile, gli possano restare perennemente nascosti.Uno dei modi coi quali può esprimersi questo nascondimento è la fede in un Dio personale».
F. Kafka, Quaderni in ottavo
«Se la scelta della moralità fosse la miglior politica»
È appena giunto in libreria «Onestà» (Cortina, Milano, 160 pp., 12 euro), l’ultima fatica di Francesca Rigotti - docente di Dottrine politiche all’Università della Svizzera italiana - a cui si deve il grandemerito di aver messo capo a una eccellente ricognizione di un concetto fortemente connotato da un punto di vista etico e paradossalmente poco indagato dai filosofi. Per l'occasione abbiamo incontrato l'Autrice.
È bene imparare a vedere noi stessi in dialogo con l’occhio degli altri
La Corte Margherita, nella Corzano della campagna estiva, l’altra sera era un terzo del paese, 500 anime pensose dietro alla grande carovana dei Filosofi lungo l’Oglio guidata dalla dott.ssa Francesca Nodari, così da stupire pure una prof. addestrata al pubblico come Francesca Rigotti, simpatica anche in un’ironica lamentazione sul contingentamento delle donne, sempre più poche dopo l’addio della stella Margherita Hack.
GLI ALTRI: INFERNO O PARADISO?
Dopo l’affollatissima lezione magistrale di Massimo Cacciari su Il prossimo e il nemico, continua il serrato itinerario filo-rivierasco dell’ottava edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio.
Francesca Rigotti
Francesca Rigotti è nata a Milano nel 1951 e si è laureata in Filosofia nel 1974. È stata docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Göttingen, visiting fellow al Department of Politics dell´Università di Princeton e docente all´UZH. Attualmente è professoressa di Dottrine politiche presso l’Università di Lugano. La sua ricerca è caratterizzata dalla decifrazione e dall’interpretazione delle procedure metaforiche e simboliche sedimentate nel pensiero filosofico, nel ragionamento politico, nella pratica culturale e nell’esperienza ordinaria.
Tra i suoi libri recenti: La filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2004; Il pensiero pendolare, Il Mulino, Bologna 2006; Il pensiero delle cose, Apogeo, Milano 2007; Gola. La passione dell’ingordigia. I 7 vizi capitali, Il Mulino, Bologna 2008; Asini e filosofi, (con G. Pulina), Interlinea, Novara 2010; Partorire con il corpo e con la mente. Creatività, filosofia, maternità, Bollati Boringhieri, Torino 2010; La filosofia in cucina. Piccola critica della ragion culinaria, Il Mulino, Bologna 2012; Senza figli. Una condizione umana, (con D. Demetrio), Raffaello Cortina, Milano 2013; Nuova filosofia delle piccole cose, Interlinea, Novara 2013; Gli altri. Inferno o paradiso?, intr. e cura di F. Nodari, Massetti Rodella, Roccafranca 2013; Un posto al sole. Filosofia di una soap opera, Mimesis, Milano 2013; Metafore del silenzio. Il silenzio per immagini, Mimesis, Milano 2013; Onestà, Raffaello Cortina, Milano 2014; Venire al mondo (con M. Veladiano), Il Margine, Trento 2015; Manifesto del cibo liscio. Per una nuova filosofia in cucina, Interlinea, Novara 2015. I suoi saggi sono apparsi su numerose riviste italiane e straniere. Svolge attività di consulenza editoriale e di recensione libraria, soprattutto per «Il Sole 24Ore».
Francesca Rigotti
Gli altri: inferno o paradiso?
ore 21:15 - Corte Margherita, via Curzio Corzano (Bs)
(in caso di pioggia presso la Chiesa Parrocchiale S. Martino Vescovo sita nella medesima via)
«Con l’ontologia dello scolapasta mostro come filosofare sugli oggetti»
Capire l’importanza «filosofica » delle...Piccole cose. È questo il titolo della lectio magistralis che Francesca Rigotti, docente di Dottrine Politiche presso l’Università di Lugano, terrà sabato 15 settembre, alle 10, a piazzale Re Astolfo a Carpi, nell’ambito della XII edizione del Festivalfilosofia. Prof.ssa Francesca Rigotti, nel suo libro Filosofia delle piccole cose (Novara, Interlinea, 2004), mette in discussione il pregiudizio secondo il quale la filosofia dovrebbe occuparsi solo di cose, per così dire importanti, epocali.
Su che cosa si fonda un tale luogo comune? E ancora: cosa si deve intendere per cosa? Partiamo dal secondo punto: il nome cosa, derivato dal latino causa, che ha sostituito il termine classico res, indica tutto quanto esiste, nella realtà e nell’immaginazione, di concreto e di astratto. Lo dice anche il nome comprensivo che usiamo per indicare tutto ciò che c’è: la «realtà», dal latino medievale realitas, ovvero l’insieme delle res. Le cose sono oggetti, masserizie, quanto ci serve per i bisogni della vita come la ResPublica,cosa di tutti. Agli albori della cultura, vennero introdotti confini che ne elevarono alcune verso l’alto, schiacciandone altre verso il basso. In alto, vennero poste le attività pubbliche, esercitate dagli uomini (maschi) liberi: guerra e politica, giurisprudenza ed economia.
In basso, le cose di casa: le cose da donna, le piccole cose. In polemica con tale visione, abbiamo provato a scombinare le gerarchie e a mettere le cose piccole in posizione centrale. In alcuni miei saggi scrissi in chiave filosofica di brocche e di scope, di porte e cestini della carta. Al Festivalfilosofia eserciterò un’operazione ancor più azzardata: presenterò un’ontologia dello scolapasta, dal momento che il logo scelto dalla direzione del Festival, per le cose, è l’immagine di uno di questi attrezzi da cucina( di quelli vecchi, di alluminio, coi manici di bachelite e tante rose di sette buchetti ognuna) illuminato dall’interno. In che senso lo sguardo fenomenologico è un’educazione all’umiltà e alla sobrietà? E in che modo si perviene alla valorizzazione delle piccole cose? Si tratta di uno sguardo che procede all’osservazione delle cose piccole secondo un metodo preciso e seguendo l’esempio di Socrate, che aveva l’abitudine di girovagare per la città discorrendo col calzolaio della scarpa, col vasaio della pentola, con il falegname del letto. Si prende dunque, dice la mia ricetta, un oggetto umile e si cercadi considerarlo «fuori d’ogni abitudine percettiva, di descriverlo fuori d’ogni meccanismo verbale logorato dall’uso », come scrive Italo Calvino del modo di fare poesia delle cose di Ponge. In questo modo si può parlare del pane, delle forbici, della scopa. Il segreto è fissare d’ogni cosa l’aspetto decisivo e costruire attorno ad esso il discorso.
Così l’ontologia dell’ombrelloci dice che esso è quella cosa che si dimentica, come scrive Nietzsche ripreso da Derrida, e che la scopa è la cosa che sta nell’angolo, a detta di Wittgenstein. E lo scolapasta? Lo scolapasta è ciò che fa uscire qualcosa dai buchi. Ma non necessariamente e non solo l’acqua di cottura; fa uscire anche luce, ricordi, pensieri. L’ontologia dello scolapasta ci dice che èuna cosa coi buchi,ma anche piegata ad arco, tondeggiante, ricurva. Lei, filosofa con quattro figli,ha ribaltato, in un altro suo saggio, «Partorire con il corpo e con la mente» (Bollati Boringhieri, Torino 2010), un altro luogo comune legato all’inconciliabilità tra«cuore di mamma» e «testa di mamma », mostrando come le cure domestiche attivano un sensorio estetico e morale che, lungi dall’ostacolare la riflessione, offre un prezioso vantaggio speculativo.
In che termini vi sono nei Suoi libri dei rimandi autobiografici? Ci sono sì rimandi autobiografici, ma non soltanto relativi alla mia condizione di madre. Il più importante infatti, quello decisivo, riguarda semmai l’esperienza dell’emigrazione in Germania. È come se l’essere andata lontano, abbia distrutto la gerarchia dell’ordine universale; è come se quel distacco mi abbia permesso di filosofare su tutto: sui gesti quotidiani, sulla scrittura, sulla porta, sull’ombrello e la pentola, le forbici, il pane. Come se una specie di «libertà del migrante » abbia favorito il passaggio dal tema obbligatorio, le cose grandi della filosofia politica, alle cose piccole della vita quotidiana.
Rimandi autobiografici che hanno condotto a operazioni simili sono presenti anche in quel libro che lei cita, dove ho cercato di dimostrare che l’essere madri offre un vantaggio speculativo: nella testa di una mamma sono presenti straordinarie capacità di programmazione, coordinamento e organizzazione; c’è una solida impalcatura di sostegno e di controllo in grado di organizzare e gestire molte cose in una volta, la preziosa «testa di mamma» accanto al più noto e melenso «cuore di mamma».