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Domenica, 12 Giugno 2016 18:00

Il «grido» di Enzo Bianchi: nel mondo mezzo miliardo di obesi e uno di affamati

Filosofi lungo l'Oglio. A Palazzolo la lezione a partire dall'enciclica «Laudato si'» di papa Francesco

Troppe persone escluse da un'esistenza dignitosa «Ama il prossimo, ma pure la Terra, come te stesso»

PALAZZOLO. Quando accede al vecchio tempio di San Fedele, a Palazzolo, il Priore ha una folla ad attenderlo da mezz' ora. L'applauso è di quelli che aprono a una standing ovation ed è di più alla fine della sua lezione intorno alla Enciclica di Papa Francesco, «Laudato Si'». Enzo Bianchi, il monaco di Bose, veste l'Enciclica come la tunica rivitalizzata dal Golgota, il riscatto della chiesa di Francesco nei confronti di chi non ha inteso che per i cattolici la questione ambientale è la summa della questione umana e tutti gli aspetti che in essa ineriscono non sono trattabili l'uno diviso dall'altro. Padre Enzo Bianchi viene a compararsi a un neo cantore di una Controriforma vissuta come Riforma, da cattolici che aprono a chi crede e a chi non crede.

Il tono dello spirito, la vocalità veterotestamentaria viene rinvigorita nella campagna monferrina del padre e della madre, proprio a undici chilometri di distanza da dove nacquero il padre e la madre di papa Bergoglio, perfino l'uso dialettale di entrambi li unisce in una declinazione della sacralità della terra che si pone al posto del primo comandamento e lo completa: «Ama il prossimo tuo come te stesso, ama la terra come te stesso». Francesco è padre Bianchi e lui è Francesco, aderenti in un'unica pelle. In apertura, Francesca Nodari, presidente-direttrice della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio invita a chiedersi se non sia «gratuito», non della Gratuità che si coniuga quest'anno al festival di filosofia, il fatto che un quotidiano distribuisca, «gratuitamente», il libro di Hitler, «Mein Kampf». Siamo così storditi da tante intrusioni che non ricordiamo chi abbia mai avuto voglia di richiedere un'opera del genere. Sarebbe stato bello rilegare in una di quelle pubblicazioni fabbricate a scottadito dalla prof. Nodari la lezione intera di padre Enzo Bianchi. Non vola una mosca, che Bianchi inviterebbe a rispettare anche se volasse, come tutto il creato benlegato insieme dalla volontà di Dio. L'Enciclica di Francesco, toccando tutti gli aspetti della questione ambientale, sostiene immediatamente che pure nell'ordine della natura, per cui una donna e un uomo sono più importanti di un geranio e di una lucertola tutti stanno bene nell'equilibrio amorevole della creazione. Gli viene da sottolineare che l'Enciclica si realizza e si riassume ricevendo i lavori degli episcopati lontani e ascoltando un'Europa flebile. Due i contributi da parte della Germania e del Portogallo; dall'Italia nulla, ricorda padre Bianchi, l'episcopato italiano è stato avaro sulla questione ecologica.

Non vola una mosca neppure dopo un'ora di predicazione e allora significa che si sta meditando il portato spirituale e culturale del Priore. Il quale detta le regole dell'Enciclica: primo, esiste un'intima correlazione tra povertà e fragilità del pianeta; secondo, tutto nel mondo è intimamente connesso; terzo, la critica al potere di una tecnologia e di una scienza che camminano indipendentemente dai bisogni dell'uomo deve essere sostenuta perché il valore proprio di ogni creatura è al centro dell'universo.

Peccati di omissione. Ormai si è determinata una «cultura dello scarto», dice il Priore di Bose, per cui milioni di persone sono considerati ufficialmente fuori cioè scartati da un'esistenza dignitosa. E la cultura dello scarto si invera in ciò che scartiamo giorno dopo giorno: a Milano, ogni famiglia butta via ogni anno dai 60 ai 75 kg di pane, e succede che nel mondo camminino mezzo miliardo di obesi e un miliardo di affamati. Quando il Signore presiederà il Giudizio Universale, immagina padre Enzo Bianchi, griderà: «Andatevene maledetti, non per i peccati della passione ma per i peccati di omissione: avevo fame e non mi avete sfamato...». Ora vorremmo tutti che la mosca volasse, ci distraesse da una nostra generale paura; invece non vola e rimaniamo soli con il nostro silenzio. Il Priore conduce sul palco, idealmente, i malati, la carezza, la mano tenuta al moribondo che vince la morte, la visione di una comunità di centinaia di disabili sempre pronta ad uscire all'alba con la luce da offrire alla luce.

Battono le mani, il Priore si alza, si nasconde, si commuove. Che serata avete perso, voi che stavate dalle vostre parti.

Le Video lezioni

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