Due esponenti ai massimi livelli di discipline apparentemente impervie che hanno avvinto il pubblico portando la riflessione in alto (aprendosi anche, con accenti completamente diversi, al tema della trascendenza) e nel profondo dell'indagine sull'umano. Il dialogo rientrava nel programma delle X Giornate della musica: una conferma del fatto che Daniele Alberti e il comitato scientifico che lo affianca hanno fatto ormai di questo evento settembrino un contenitore di alta qualità.
La risposta di domenica (e qui veniamo alla domanda da cui siamo partiti) dice che anche a Brescia esiste un vasto pubblico in attesa di un'offerta di cultura «alta», rimasto orfano dopo il tramonto dei lunedì del Sancarlino e dei pomeriggi in San Barnaba, e che trova una risposta strutturata alle proprie attese in poche occasioni fra cui spiccano i Filosofi lungo l'Oglio di Francesca Nodari, la primavera letteraria della Fondazione San Benedetto e, appunto, le X Giornate di Daniele Alberti. Per il resto gli appassionati si acconciano a pendolare fra Mantova (festival della letteratura), Sarzana (mente), Modena (filosofia) e Bergamo (scienze). Senza incorrere nell'ovvio festivaliero, viene davvero da chiedersi se Brescia ? con due atenei e un pubblico simile ? non possa ritagliarsi uno spazio originale, magari dedicato alla pedagogia (siamo ancora la capitale della pedagogia cattolica) o alla teologia (siamo la città della Morcelliana e della Queriniana...), con tutte le aperture e le contaminazioni disciplinari del caso.
Suggestioni, certo. Ma anche una domanda del pubblico che attende risposte.