Invece dialogico e dialettico, profondamenteteso alla ricerca della serenità e nello stesso istante, se succede, alla verifica di una tragedia altissima. Leggi Edipo, il quale appena conosce la sua storia, appena«conoscese stesso », si acceca, elimina gli occhi che sono il principio della conoscenza. Edipo detta il testamento in una riga presunta,invisibile, «meglio non conoscersi», più saggio istruire il miglior esercizio della memoria, che,non solo qualche volta,rimane la dimenticanza, traducendosi in una premessa agonica.
I «Filosofi lungo l’Oglio» sono approdati a Chiari, ospiti della presidente Ione Belotti, amante anche di quella grecità che le consente di fornire uno spirito armonico per la serata, di avvicinare consenso per empatia, per riconoscimento reciproco di abilità e di simpatia. Brillando subito nella congiunzione del suo nome, Ione,proprio al nome della sacerdotessa del tempio dedicato ad Apollo a Delfi,dove sta scritto «conosci te stesso». Ione sacerdotessa in casa e fuori casa insieme alla sacerdotessa dei «Filosofi lungo l’Oglio», Francesca Nodari, con un piede appena lasciato nella chiesa di Brandico seguendolo «Straniero che è in noi» del prof. Curi, il garbo in ascolto del prof. Girgenti e ogni tanto un pensiero a mercoledì sera (questa sera per noi che scriviamo), quando entrerà in campo la riflessione del prof. Massimo Cacciari intorno al tema, «Il prossimo e il nemico ».
Tutto si tiene in questa testata dell’ottavo Festival dei «Filosofi lungo l’Oglio», dedicata a «Noi e gli altri». Quindi si congiunge, dialetticamente, il bello potente illustre superbo ricchissimo Alcibiade e il brutto interrogante dubbioso e ironicamente sacrificante Socrate. Al centro, infine, colpito a morte da una Atene ingrata e invidiosa,rimane il filosofo di ogni tempo,la sua itinerante intervista al popolo,al ciabattinoe al politico, al giovane e al vecchio, al conservatore e al tiranno, al democratico e al libero oltre la corrente di moda. All’interno, totalmente, di quell’umiltà di «sapere di non sapere» che una volta immessa nei flussi, mettiamo,di Wall Stret,farebbe brillare le borse di ogni parte delmondoditante e tali sporgenze positive da adottare la filosofia socratica alla presidenza della Fed e dalla Bundesbank.
Il dialogo di Socrate non è un chiacchiericcio, un conversare lieve, è l’inizio di una partita in cui deve risultare, infine, una prevalenza, una vittoria della ragione al servizio del costume democratico, del fine e del bene per la città. Pure quando - per citare Hegel come capita favorevolmente al prof. Girgenti - la filosofia spicca il suo volo sul fare della sera e nella decadenza della civiltà greca -per paradosso storico - rifulge il suo spirito migliore, l’affidamento di regole educative, l’indicazione di valori perenni: il senso della misura, il riconoscimento della medietà,un giusto modo di stare al mondo. Soprattutto la coscienza della finitezza, la consapevolezza di un decadimento del corpo e di un’illuminazione dell’anima. Non altro che la supremazia di un’intelligenza morale riconoscente alle stagioni trascorse.