Ugo Volli, l’altra sera, parlava nella sala del Consiglio comunale di Castrezzato per il ciclo Fare Memoria organizzato dai Filosofi lungo l’Oglio, accompagnato da una stuolo al femminile, la direttrice Francesca Nodari, l’assessore Maria Paola Bergomi,il sindaco Gabriella Lupatini, la consigliera Anna Maria Gandolfi delle Pari Opportunità. Lui apriva la riflessione in Municipio e sotto, nei bar, le televisioni trattavano lo scrutinio delle elezioni politiche in Israele, segnando la vittoria non clamorosa di Netanyahu, l’avanzata del Centro. Nell’accento di nebbia e nel freddo uno sotto zero di Castrezzato si riscopriva il senso della globalizzazione, la coperta della filosofia, il gelo della disoccupazione, la compagnia del Fare Memoria per non dimenticare, il filo da rinforzare tra chi approfondisce il «Mai più. L’antisemitismo dell’Antisemitismo» con il prof. Ugo Volli, docente di semiotica, giornalista e scrittore di critica teatrale e artistica e chi si distrae per superficialità e per preoccupazione ai propri bisogni.
Mazzini, che radicalizzava la sua parte, s’era convinto: con la pancia piena si avvista la rivoluzione risorgimentale.Le parole di Volli e i brusii dei bar, i silenzi pensosi delle ex nebbie, la prossima alba scarsa di uomini sui pulmini esangui verso Milano per costruire altre case scarse, si trasformava in quel «cappuccio universale» in cui ciascuno trova il bollente e l’amaro della vita. Il prof. Volli ha il problema di chi possiede una cultura vasta e si trova ad ogni pausa di fronte a un incrocio invitante: di qua o di là, indietro o avanti, ieri o adesso? Ma intinge subito la diffidenza scientifica in quel «cappuccino universale», in quella globalizzazione relativista in cui si disperdono le identità e le specificità. Quel «cappuccino universale» gli sembra l’ultimo lager liquido per sciogliere l’ebraismo e confonderlo nel tutto del niente. L’antisemitismo, dice, è dentro una strategia di distruzione millenaria. Hitler non era il primo e si deve stare attenti affinchè non sia l’ultimo. I Cristiani non solo di Agostino, i Maomettani da Maometto ad Hamas hanno puntato sulla eliminazione dei «fratelli maggiori». Ecco il senso delle elezioni in Israele che salgono le scale del municipio di Castrezzato,l’omonimia tra Ebraismo, Israele, Shoah.
Il prof. Volli è pronto a inviare agli increduli messaggi filmici in cui i dettati di Hamas, per esempio, stanno oltre l’hitlerismo. Sentite il canto di Hamas nella voce resistente di Volli: «Noi vinceremo perchè noi amiamo la morte quanto voi amatela vita». Il prof. Volli traccia esempi sul «carattere genocida della dirigenza palestinese; alcuni dei loro leaders hanno scritto tesi di dottorato com- pletamente negazioniste sulla Shoah». L’antisemitismo, insomma, avanza in una scansione secolare senza sosta. Quel «Mai più», gridato dalle nazioni dopo la scoperta di Auschwitz rischia perfide soste. Costantemente, spiega il relatore, le motivazioni fondamentali che reggono i moventi dello sterminio si riferiscono all’ostinazione degli ebrei di rimanere ebrei;per i cristia- ni al fatto di non aver riconosciuto Gesù e di averne causato la Crocifissione e per i Musulmani, gli ebrei avrebbero rifiutato di riconoscere la rivelazione dell’arcangelo Gabriele su Maometto. Volli ci porta nella neve del lager estremo, nei giorni in cui il nazismo preferì distruggere per distruggere, scelse l’ultima tortura piuttosto di una propria salvezza.
Li facevano camminare,scarni e senza fiato. Morivano più fragili della neve che cominciava e sfarsi. Di nuovo, come prima a Fossoli, nell’antici- po dell’immane pugnalata alla persona e al popolo, «l’alba ci colse come un tradimento».Parla Primo Levi e chi ama la pietà e la vive anche per somigliare il proprio patire a quello dei maggiori dolori, si sente figlio di una Croce, perfino orgogliosamente diritto e reclamante un’appartenenza alla Shoah con una quota minima di orfanità. Il prof. Volli è ammirato dal policentrismo vivace della cultura bresciana, ammira questi Filosofi Lungo l’Oglio, quasi accampati idealmente con le loro piccole tende vicino a una neve di pianura, in contatto con la neve dei campi di concentramento.
Sentinelle giovani e meno giovani. Tirano la mezzanotte nel giorno che va a girarsi. L’alba magra dei nostri giorni non ci coglierà come un tradimento, se ci riconosceremo eguali nella potenza della sofferenza e della resistenza.