Nell'incontro dello scorso anno, in cui era stato ospite della rassegna alla Cascina le Vittorie aveva affermato candidamente: «Io non voglio che siate d'accordo con quello che dico, perché se lo siete sempre non sto facendo bene il mio lavoro». Ha toccato temi attualissimi come il consumismo seriale, la religione occidentale, la crisi delle generazioni più giovani. Ecco perché l'invito a partecipare alla serata in cui il suo intervento la farà da padrone è d'obbligo. Un onore, un'occasione unica, un modo per avvicinare chiunque al pensiero filosofico. Un ringraziamento di rito va di certo alla direttrice del Festival, Francesca Nodari, che con il suo grandissimo lavoro è riuscita a norrnalizzare serate come questa, dal grandissimo peso culturale, che però possono e devono essere vissute da più persone possibili. Fino in fondo.
Tema del Festival e argomento trainante anche per Galimberti sarà il «Desiderare», l'appuntamento mercoledì prossimo alle 21. Galimberti è professore di antropologia culturale, poi di filosofia della storia all'Università di Venezia, dove insegna anche psicologia dinamica; membro dal 1985 dell'International association of analytical psichology. Attraverso un esame critico dei limiti della psicoanalisi di fronte alla «insensatezza» che caratterizza l'età della tecnica, arriva alla conclusione che forse solo una «pratica filosofica» può aiutare a comprendere criticamente il mondo della tecnica in cui l'uomo si trova inserito e orientarlo per trovare un senso al suo radicale disagio, alla tragicità del suo esistere, anche con il recupero dell'ideale greco di saggezza, senza ricorsi a mitologie religiose.