L'essenza dell'uomo, affermava Socrate, è la «psyché», la sua anima. Non c'è dubbio che in quel microcosmo che alberga nel centro del nostro essere vi sia posto anche per il desiderio, anzi che esso sia connaturato alla stessa dimensione umana. O, citando Spinoza, che sia il desiderio l'essenza stessa dell'uomo, in quanto sforzo (conatus) in cui si rivela la tendenza a perseverare nell'esistenza: «Non vi è alcuna differenza - scriveva nella sua "Etica" - tra desiderio e appetito, se non che il desiderio si riferisce generalmente agli uomini, in tanto che essi hanno coscienza dei propri appetiti». Prendendo spunto dalla lezione spinoziana, interverrà domani sera per «Filosofi lungo l'Oglio» il celebre filosofo Salvatore Natoli, con la cui lectio magistralis si tocca, in un certo senso, il cuore del concetto che fa da fil rouge quest'anno al festival: «Desiderare».
Professor Natoli, perché il desiderio è l'essenza dell'uomo?
Il desiderio è, più in generale, essenza del vivente, in quanto tensione espansiva della potenza ad esistere. È, per dirla con Spinoza, la sua forza vitale, nonché fondamento dell'esistenza umana, la cui prerogativa è la creatività. Questo tratto espansivo della vita che vuole se stessa, in quel vivente particolare che è l'uomo si manifesta in quanto egli desidera: è l'energia vitale, che può svilupparsi in maniera feconda oppure distruttiva. Dobbiamo distinguere, infatti, il desiderio che diventa virtù, ossia capacità di bene, dal vizio che invece assume un portato di distruttività.
Qual è il discrimine fra le due manifestazioni dello slancio vitale?
È importante ricordare che ciò che esiste è potenza, ma non è potenza illimitata: è potenza finita. Sotto la spinta del desiderio, molte volte l'uomo si illude di essere potenza infinita e si sente in diritto di dominare su tutto e non incontrare l'altro, ma cercare di "divorarlo". Da questo punto di vista, il desiderio assume la caratteristica della sopraffazione, mentre se il desiderio è consapevole della sua finitezza, se amministra se stesso, si apre agli altri e, così facendo, scopre che collaborando vicendevolmente si diventa più forti. Il delirio di onnipotenza, all'opposto, provoca scontentezza, consuma e distrugge.
Non solo Spinoza, anche altri filosofi hanno esplorato questo tema...
Certamente, il tema del desiderio come essenza dell'uomo attraversa tutta la storia della filosofia, a cominciare da Platone, fino alla volontà di potenza che si esprime in Nietzsche e alla volontà come sostanza intima di ogni cosa in Schopenhauer. Si tratta di una modalità con cui il pensiero ha analizzato le varie articolazioni e mutazioni della potenza: Aristotele, per esempio, ha posto come economia del desiderio una saggia amministrazione della propria potenza, che il filosofo greco indica nel concetto di "giusto mezzo". Se non la si amministra, la persona conduce unavita di vizio - nozione prima energetica che morale -, spreca la sua potenza nella distruzione degli altri, e perciò si parla di "vita dissipata". Che altro è la guerra se non questa "lotta dei desideri", uno scontro di onnipotenza? Mentre la fruizione moderata della potenza, e del desiderio, porta ad una alleanza tra le forze finite e ne potenzia la forza, tramite il principio dei legami sociali e personali.
Il paradosso tra piacere dell'attesa e delusione del raggiungimento può generare perpetua insoddisfazione?
L'argomentazione di base è che il desiderio si costituisce fondamentalmente come attesa; per definizione, dà l'idea di movimento in avanti, verso il futuro. Ne danno conto espressioni come "cosa mi attendo dal futuro" o "cosa mi riserva il futuro". Però, se il desiderio è divorante, tutto ciò che raggiunge viene distrutto e rimane con le mani vuote. Ma se è nella forma dell'incontro, diventa ricchezza, possibilità e novità. Non attendersi il riempimento di un desiderio massimo di espansione, in qualsiasi situazione, e vivere pienamente ogni momento, senza pretesa di assoluto, è la chiave della vera felicità.
// Salvatore Natoli. Interverrà su «Desiderio: essenza dell'uomo» Il pensatore si rifarà a Spinoza per affrontare uno dei nodi dell'esistenza dell'uomo