In stretta continuità con il tema dell'osare, il desiderare non è soltanto una questione che è stata affrontata sin dagli albori del pensiero, ma è insieme, come intuì Michel Foucault ne "Le parole e le cose", "ciò che rimane perennemente impensato nell'intimo del pensiero".
Il leitmotiv
Attorno a questo leitmotiv, dal 5 giugno al 24 luglio prenderà forma la diciannovesima edizione del Festival «Filosofi lungo l'Oglio», che in continuità d'intenti vedrà protagonisti alcuni dei maggiori pensatori contemporanei a interrogarsi su una nozione - quella del «desiderare», appunto - «che molto ha a che fare con il nostro presente».
Un presente, sottolinea nel manifesto la direttrice scientifica Francesca Nodari, «difficile, iperconnesso, liquido, in preda alle incertezze e alle paure anestetizzate da promesse di felicità che diventano presto illusioni o delusioni...». Fedele al binomio luogo-pensiero, la rassegna - presentata ieri mattina in Broletto - si articolerà in trentadue appuntamenti, dislocati con vocazione nomade e itinerante attraverso ventuno Comuni compresi tra le province di Brescia, Bergamo e Cremona: lezioni magistrali, convegni, dibattiti, esperienze sensoriali e percorsi collaterali durante i quali interverranno, tra gli altri, ospiti del calibro di Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Catherine Chalier, Danielle Cohen-Levinas, Umberto Curi, Duccio Demetrio, Umberto Galimberti, Maria Rita Parsi, Massimo Recalcati, Francesca Rigotti e Stefano Zamagni.
«Oggi diventa quanto mai urgente chiedersi se il desiderare non rischi di tradursi in un diuturno appagamento di bisogni o di pseudo desideri alimentati da un consumismo senza posa e da una cultura dell'"usa e getta" che investe trasversalmente cose e persone» continua Nodari. «Non solo, siamo sicuri di sapere ancora distinguere tra un oggetto desiderato e un altro essere che è come me desiderante e che è sempre al di là di ogni mio tentativo di presa e di possesso? Siamo consapevoli delle differenze che passano tra volere, potere e desiderare o la cecità morale, per citare Bauman, che imperversa ci sta inducendo, nel paradosso di un continuo volere, ad un ottundimento del desiderio? Oppure vale la regola che solo chi ha potere può desiderare o, quanto meno, illudersi di farlo?».