Francesca Nodari, leader del Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, lo prenota come si deve. «Verrò di sicuro nel 2023» promette Bocci: «Sto qui e sono asintomatico. Ho letto la molto bella intervista del Giornale di Brescia e le mie considerazioni stanno lì. È vero: cibo e convivialità, cibo e parole rappresentano una potente affermazione di vita».
Lei sta lì sul palco, come incastrata in una trappola degli amici, mai sola e sempre in compagnia di una facondia fresca ed essenziale, una Massera da Bé rinvenuta mezzo millennio fa e tornata sulle tracce del suo gran bello operare. Lei è la chef Francesca Marsetti, guarda la platea e si mette a preparare il suo piatto della notte come fosse nella cucina della madre: «Preparo dei casoncelli bergamaschi, qui ai confini con mille posti di casoncelli, cibo sano e semplice». Continua la brava spalla di Antonella Clerici su Rai 1 : «Amo la sincerità del cibo, non aggiungo l'inutile, certo curo quel tratto di vanitas necessaria, però rustica». Questa vena di vanitas rusticana è tutta nostra, padana.
Ecco il prof. Paolo Gomarasca, dentro perfettamente nel casoncello e nell'attorialità, lui stesso attore del proprio pensiero in questa bomboniera estiva, con decolleté di filosofia, cucina e teatro si commenta e si reclama, la prima mondiale della trilogia nel giardino di Villa Morando a Lograto, un ridotto di una rara estetica domestica e aristocratica e oggi appartenente al popolo, di proprietà comunale. Grazie a una scelta lungimirante del sindaco di allora, Gianni Gardoni, e al lavoro, avanti e indietro dallaRegione, dell'altrettanto indimenticabile Angelo Ravelli, quasi incarnati dal saluto del sindaco Gianandrea Te lò, sensibile al dovere di alzare le quote culturali nella nostra terra e a dimostrare gratitudine e collaborazione al Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, alla regina di questo Festival, la dott.ssa Francesca Nodari.
Lì, in prima fila, in attesa di dare ragione del rapporto tra convivialità e pensiero, vita e cibo, c'è il prof. di Filosofia Morale alla Cattolica di Milano, Gomarasca appunto, e per un attimo dici, lui è l'attore, vestito di tutto nero e con una postura magra e diligente nei movimenti, composta e insieme originale, post futurista, giovane e proprio bravo, vedremo subito, a stabilire i rapporti, ora chiari ora erugmauu, tra cibo, tavola e persona.
Invece gli attori sono una coppia di giovani, Alessandro More Elena Sabatelli, interpreteranno un testo di Eugenio Montale paralleli ai ragionamenti del filosofo. E lì, in prima fila, di diritto e di fascino generoso è arrivata la presidente della Fondazione Comunità Bresciana, Alberta Mamiga, e accanto a lei due scudieri di lusso, amici della cultura e colti loro stessi, il dott. Giovanni Rizzardi e Alessandro Orizio, che offre un cognome per tutta la musica autentica in circolazione. La presidente Marniga coltiva i rapporti tra mecenatismo e cultura e spiega le ragioni delle scelte e il dovere di stare nei posti in cui si dipana la questione culturale.
Quella foto di Cartier-Bresson.
Il prof. Gomarasca si sente a casa e lo dice: «C'è una fotografia di Cartier Bresson, questa "Domenica sulla Marna", e spiega tutto il senso del rapporto tra convivio e cibo, è del 1938, anno sull'abisso della barbarie e riesce a difendere la trincea di stare insieme e spiega il carattere vittorioso della tavola quasi come la potenza di Rabelais in "Gargantua e Pantagruel", di Kant che cura il bene del cibo insieme secondo l'idea condivisa che questo consumare la terra e se stessi sia il più potente antidoto alla morte».
Ancora: «La tavola è una macchina sociale complicata sovraccarica di simboli, da conservare; altrimenti, in loro assenza, si apre il deserto della desolazione, come la fine silenziosa ascoltata negli "Gli Indifferenti" di Moravia». Se la terra verrà intesa e trattata come partner, allora saremo salvi, altrimenti staremo, orrendamente ma fino a quando sul crinale dell'abisso.