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Venerdì, 15 Luglio 2022 00:45

Cesare Bocci: «Una potente affermazione di vita,legata al diritto del mangiare»

Cesare Bocci Cesare Bocci

Reading di «Pane nostro» del teoreta Nancy, mentre Paolo Gomarasca parlerà di etica del cibo

Un attore alla tavola di un filosofo,per affrontare l'etica del mangiare.Accadrà stasera, alle 20, a Villa Morando di Lograto (via Calmi 9), quando Cesare Bocci, il poliedrico interprete marchigiano di teatro, cinema e tv,si esibiràinsieme al pensatore Paolo Gomarasca,per uno dei più intriganti appuntamenti di «Filosofi a tavola», sezione di Filosofi Lungo l'Oglio(è previsto un contributo di parteci- pazione pari a 38 euro, che dà diritto anche aun aperitivo curato dalla chef Francesca Mar- setti, che proporrà pure uno show-cooking declinato sulcolore rosso di vini e cibi). Gomarasca,ordinario di Filosofia Morale alla Cattolica di Mi- lano, terrà la lectio magistralis «Una giustizia buona: etica del mangiarein compagnia»; invece Bocci - classe 1957, noto tra l'altro per il ruolo di Mimì nella serie «Il Commissario Montalbano» - sarà protagonista di un readingimprontato al monologo «Pane nostro» del teoreta francese Jean-Luc Nancy, scomparso nel 2021 e negli anni passati ospite della rassegna curata da Francesca Nodari.

Abbiamo intervistato Cesare Bocci, a ruota libera.

La sua carriera inizia con il teatro,quindihaspessolavorato per il grande e il piccolo schermo, in quest'ultimo caso purecomeconduttore. Pone ognuna diquesteesperien- ze sullo stesso piano,o c'è un palcoscenico prediletto?

È tutta una questione di condizioni, di cosa si fa e in quale contesto,e soprattutto se davanti auna proposta c'è libertà di movimento o se le scelte sono obbligate. Resto convinto che, qualunque sia l'ambito d'espressione, se si sceglie bene c'è il valore aggiunto del gusto, della gratificazione, oltre che il guadagno.

Villa Morando si misura con «Pane nostro» di Jean-Luc Nancy.Cosa ne pensa?

È un testo difficile ma molto bello,in particolare per ciò che sottende e rivela.E una potente affermazione di vita,legata alla necessitàe al diritto del mangiare.

A proposito di cibo: cosa pensa del modo in cui il cinema italiano lo ha raccontato e lo racconta?

D'acchito,miviene in mente quanto siaforte la sua presenza ne «La grande abbuffata» di Ferreri,che tuttaviaintegra significati politicie socialichetrascen- dono il cibo stesso. La verità è che anche nel cinema italiano (e nelle fiction televisive) il cibo è centrale in maniera del tutto naturale, perché lo è ancor prima nella nostra cultura nazio- nale. E lo stesso vale per il vino. Sarà ovvio,ma è indiscutibile che abbiano ragione gli stranieri (alcuni miei amici ne sono un esempio lampante) quando argomentano con un misto di ammirazione e invidia che gli italiani a colazione parlano del pranzo,a pranzo della cena e acena della colazione del giorno dopo.

Tra pochi giorni cade il 300 anniversario dell'omicidio di Paolo Borsellino,che lei ha interpretato nella docufiction «Adesso tocca me», nel 2017, diretto da Francesco Miccichè. Cosa resta dell'eredità umana e civile del magistrato e cosa hainvece lasciato alei il ruolo?

Borsellino e Falcone hanno risvegliato le coscienze del popolo siciliano, che da allora dimostra di non voler essere identificato con la mafia.Iloro prin- cipi e i valori che hanno incarnato sono vivi e non dobbiamo dimenticarli. Per quanto mi riguarda,studiando l'uomo Borsellino, per prepararmi al molo, ne ho scoperto l'affabilità, l'allegria: oltre che un magistrato integerrimo, era una persona solare,sorridente e facile allo scherzo,come mihanno confermato la sorella e i figli, quando ho avuto modo di conoscerli.

Le è capitato di recitare più volte a Brescia, in teatro. Che ricordi conserva della nostra città

Ne ho unoin particolare,risalente agli esordi, quando mi mantenevo facendo contemporaneamente l'attore e il tecnico della compagnia per cui la- voravo.Allora giravamoin camper: arrivammo sotto la neve per mettere in scena,se non erro, la pièce «Post Scriptum: il tuo gatto è morto»:dormimmo nelcamperparcheggiato sulre- tro del teatro e ricoperto della neve che cadde per tutti i giorni di programmazione. Brescia ha un pubblico abituato al teatro come pochi altri, difficile e competente allo stesso tempo, macapace anche di molto calore.



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