Per 77 anni i familiari di Oreste Ghidellì non hanno avuto un luogo in cui pregare, neanche uno spazio fisico in cui rendere omaggio all'uomo che dopo aver fatto scappare lungo il confine svizzero i prigionieri di guerra fu deportato nel campo di Zwickau, dove morì nel 1945. Il suo corpo non venne mai trovato e per lungo tempo neanche una fredda lapide ha potuto accompagnare il dolore di quella scomparsa. Da ieri, però, una targa nel giardino dei Giusti rende onore a lui e ad altri bresciani che si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona. «Da domani mattina - assicura Francesca Fontana, pronipote di Ghidelli - verrò qui a pregare». In lacrime, la donna ancora ricorda nitidamente quando «lo zio mi metteva sulle ginocchia e mi raccontava delle storie. Poi abbiamo saputo che era stato deportato, mia mamma non riusciva a credere che era morto».
Accanto alla targa di Oreste Ghidelli, quella di suor Angela Dusi e di Paolo De Benedetti. La prima, madre economa del convento delle Orsoline di Brescia, nella primavera del 1944 nascose tra le mura della struttura le quattro sorelline Silbermann. Il secondo è stato un instancabile protagonista del dialogo ebraico-cristiano, emerito biblista, teologo e autore di innumerevoli opere.
La celebrazione. In occasione della X Giornata Europea dei Giusti - voluta dai Filosofi lungo l'Oglio - alla presenza di parenti, di istituzioni civili e religiosi e di decine di studenti, in quel santuario laico al parco Tarello si è tenuta una cerimonia solenne che ha proclamato i tre nuovi Giusti per il 2022.
Visibilmente emozionata anche madre Cecilia Serina dell'ordine delle Orsoline, allieva di Angela Dusi, che ha avuto l'onere e l'onore di scoprire la targa. «Qui ci sono grandi nomi - ha commentato il sindaco Emilio Del Bono -, ma anche i nostri Giusti che in pochi conoscono ma che hanno nascosto nelle proprie case cittadini e soldati inglesi, sapendo che valeva il primato della persona. È bellissimo che ci sia questo luogo, capace di far capire che la democrazia e la libertà non sono scontate, sono conquiste quotidiane. Per questo tutti noi possiamo essere giusti, anche senza essere eroi».
D'altronde, in una simile occasione non potevano mancare i riferimenti alla stretta attualità: «Quest'anno la Giornata Europea ha un'importanza così carica di significati, perché arriva in un momento storico in cui capiamo ciò che può essere a rischio ogni giorno».
Presente, in una delle sue prime uscite pubbliche, anche il prefetto Maria Rosaria Laganà: «Qui abbiamo l'opportunità di ricordare persone che hanno sacrificato anche la vita per prendersi cura degli altri, atteggiamenti in antitesi all'aggressione e alla negazione dei diritti».