Alla fine combaciano nella testa del lettore e di chi ascolta, interrogando se stesso, più o meno in questo modo: anch'io posso essere o sono madame Bovary, anch'io posso essere o sono Otello o Iago? La partita è ardua: si tratta di mettere accanto Gustave Flaubert con la sua EmmaBovary, spensierata per noia, alla ricerca di un tempo da annegare, finendo annegata nell'idea di una bellezza impossibile e agognata nell'eternità, con la gelosia accecante di Otello di ANI liam Shakespeare, caso tormentato di omicidio-suicidio, forse anche uno dei primi casi di femminicidio stampato in bella copia per milioni di spettatori, il femminicidio teatrale, il fernrninicidio su legno del palcoscenico.
Antonio Gnoli è passato da Emma a Otello con un palleggio letterario da giovane Italia campione d'Europa, con una facilità e quasi una «pensata spensieratezza» che gli fa dire, in modo esplosivo, «il capolavoro è una grande monade che si autogiustifica e si apre all'altra monade, così che Bovary è la prosecuzione di Desdemona. Otello è il mostro dagli oc chi verdi che tutto divora. L'omicidio, la negazione di Desdemona anticipa il tempo del sangue femminile versato ai nostri giorni». Di più, Gnoli riunisce a confronto il mondo della politica e della letteratura, il Principe di Machiavelli, l'opera di Shakespeare e illavoro processato e assolto (a differenza di Baudelaire) dell'«imbelle»-coraggioso Flaubert.
In mezzo, a riunire questi apparenti mondi rovesciati ci pensano gli lago, in perpetua presenza operativa. Non conoscete, sembra direAritortio Gnoli, almeno uno lago che sia più distante da voi d'un chilometro? Amore e odio. Amore e odio sono presenti perfettamente nelle due opere, ha spiegato il relatore, e il tramite discordante tra i due poli opposti non si spezza per via di chi tesse la tela dell'inganno. Flaubert, con il realismo di una spavalderia meno rumorosa sa del moralismo francese, si assume il corpo e l'anima della sua protagonista e afferma «Madame Bovaly e' est moi», dunque ella stessa è il romanzo. Emma vuoi essere la letteratura completamente, come Otello intende occupare, interaebbe dire, i secoli spirito npo, ist moi» mente, ogni teatro. «E lago stesso - aggiunge Antonio Gnoli - potrebbe dire, solo saltando i secoli e non lo spirito del tempo, "Otello c'est rnoi" , per sbaragliare del tutto Cassio e accedere con la gelosia alla negazione di Desdemona».
Gnoli si aggrappa come un innamorato alla letteratura nordica, alla tragedia teatrale e al romanzo della morte danzante sul viso di una bellezza mortale, Ernma e Desdemona non si incontreranno, posseggono diverse autonomie, la donna shakeasperiana viene sacrificata e rinuncia a una parte dominante, quasi si astrae e rischia di vivere per appartenenza all'egoismo violento di Otello e all'inganno di lago. Emma, invece, anticipa la modernità, vive di una prima libertà secolare e p agal'esordio nella cosiddetta democrazia dei costumi, non per un anticipo dipensiero e di movimento, ma per il posticipo della morte, per credere più alla maggiore vita della sua bellezza che all'infinità della fine. Gnoli, infine, non abbandona lago, l'ingannatore e gli lascia il finale delle sue stesse parole: «Non chiedete nulla di quello che sapete. D'ora in avanti non farò parola».