Ma domenica scorsa, alla biblioteca comunale castegnatese, è stato allestito uno spazio per parlare delle Ong. Letteralmente Ong, che tanto abbiamo e sentiamo nominare nei telegiornali a cadenza regolare, vuol dire «Organizzazione non governativa». Negli ultimi anni però pare che questa sigla abbia assunto colore politico e carattere dispregiativo in una certa modalità di narrazione giornalistica legata alle associazioni che aiutano migranti.
Ecco che inserito nel palinsesto del festival si è tenuta la mostra e l'esposizione «Ong a chi?!?». Alcune realtà bresciane, che lavorano nel mondo, anzi spesso nel terzo mondo, si sono raccontate attraverso la multimedialità. Foto, video, parole e testimonianze per narrare i progetti di Medicus Mundi Italia, dello Svi Servizio Volontariato Internazionale e dello Scaip Cooperazione Internazionale Piamartina. L'esposizione è durata dalle 18 alle 21 del 27 settembre.
Queste realtà hanno voluto far sentire la propria voce, raccontando non tanto come i mass media, l'opinione pubblica, il governo e molti detrattori raccontino le Ong come pericolosi criminali, ma snocciolando i progetti e i lavori concreti promossi e proposti. Anzi una velata ironia ha visto vestire la comunicazione delle Ong nelle vesti di insoliti pirati, armati di una mascotte molto corsara: «Capitan ONGino». Una simpatica scimmietta vestita da bucaniere ci indica la via attraverso un cannocchiale per «superare i pregiudizi».
La mascotte apre così un percorso di totem e di foto che ci portano in un viaggio che dal locale ci porta anche oltre i confini europei. Le diverse realtà partono alla green school italiana, fino alle iniziative dell'Africa e dell'America del sud. Ecco snocciolati i lavori in Burkina Faso nella lotta all'Aids pediatrico e nel progetto di malnutrizione cronica infantile, nella base ospedaliera del progetto Kiremba in Burundi (tanto caro alla diocesi bresciana), nell'iniziativa in Kenya di lavoro e inclusione giovanile a Nairobi, nella valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari come idea di riscatto in Mozambico, Zambia e Uganda.
A sud dell'equatore le bresciane hanno anche lavori nell'America del sud. In Venezuela con un progetto sociale in rosa, in Ecuador con la promozione della salute comunitaria e in Brasile con altre diverse iniziative. Anzi queste realtà bresciane hanno anche illustrato come un gesto semplice possa sostenere il lavoro e il futuro di queste idee solidali.