Per ascoltare il giornalista ieri sera sono arrivati in molti, qualcuno è rimasto fuori: nel Vanvitelliano ci sono 150 posti. Del resto l'argomento affascina quanto il relatore: «Parlare di Ong significa interrogarsi sui fermenti che percorrono la società nel profondo» fa notare il presidente dello Svi Paolo Romagnosi. Parole confermate, alla presenza del presidente del consiglio comunale Roberto Cammarata, dalle riflessioni della filosofa Francesca Nodari: «Quali sono le tonalità emotive che permeano la nostra condizione globale?».
ANGOSCIA e indifferenza dominano la condizione umana. Viviamo come le lepri della favola di Esopo: per liberarsi dalla paura che le attanagliava pensarono di buttarsi in un fosso. «Ma vedendo che un gruppo di rane si stava già per buttare si guardarono e dissero: "qualcuno sta peggio di noi" ". Questo "qualcuno" sono i migranti: gli uomini-rana che ribaltano le certezze di noi uomini-lepre, gli "altri" che ci interrogano e infastidiscono: ci sentiamo in colpa del nostro star meglio. Non sopportando questo cortocircuito interiore ci rifugiamo nel disprezzo - non solo dei migranti, ma anche di chi presta soccorso». Interviene Lerner: «Quando le contraddizioni del mondo si sono fatte troppo evidenti l'indifferenza non è più bastata. Di fronte al diverso, sempre più vicino a noi nella vita di tutti i giorni, non si poteva più dire "occhio non vede, cuore non duole". Così si è iniziato a giustificare la bontà della cattiveria». Da qui l'invenzione del mostruoso neologismo «buonismo». «Ora non solo le vittime non soffrono, ma stanno più che bene: sono palestrati, furbi, profittatori. E chi fa il lavoro faticoso di aiutarli fa solo finta di essere mosso da ideali: in realtà è al soldo del cattivo finanziere che favorisce l'immigrazione (Soros) oppure, semplicemente, deve lucrarci su. Pensate ai casi di Mimmo Lucano o Carola Rackete: chi dice "ama il prossimo tuo" va condannato nelle pubbliche piazze". Questo dal punto di vista sentimentale; dal punto di vista pragmatico la disumanità è altrettanto svantaggiosa. "Tenere navi in ostaggio in mezzo al mare ha forse spinto l'Europa ad affrontare la questione?». Eppure, suggerisce Lerner, basterebbe fare il contrario: «Aprire i porti e dichiarare i migranti richiedenti asilo in Europa. Così si forzerebbe il trattato di Dublino in maniera umanitaria, costringendo gli altri paesi a farci i conti». L'idea è accolta da una pioggia di applausi.
«Noi siamo una Ong»: con questa frase, semplice e solenne, il Servizio Volontario Internazionale rivendica la propria vocazione e festeggia il mezzo secolo di attività con un incontro a Palazzo Loggia. Invitata l'intera cittadinanza, oltre a un ospite d'eccezione: Gad Lerner.
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