Nella riflessione, coordinata da Massimo Tedeschi, sono intervenuti Francesca Nodari, direttrice scientifica del festival Filosofi lungo l'Oglio, e una nota firma del giornalismo come Gad Lerner. Uniti nell'intento dichiarato dal presidente del Consiglio comunale, Roberto Cammarata di «ribaltare una narrazione che ha portato a etichettare in modo negativo l'esperienza delle Ong», per «rilanciare l'orgoglio di fare volontariato e di mettere in primo piano le persone». Un orgoglio giustamente esibito da Romagnosi: «Lo Svi incarna tutto ciò che di buono la brescianità ha dato».
Lo dimostrano i progetti in atto nel mondo, dal Mozambico al Kenya e al Burundi, dal Brasile all'Albania e al Venezuela, «progetti integrati di sviluppo che rispondono ai bisogni delle popolazioni locali, nei quali portiamo competenze tecniche e professionali e i vantaggi del lavoro in rete con altre realtà come Medicus Mundi e Scaip». Ad animare quell'impegno sono i valori condivisi: «L'ispirazione cristiana e quella umana, perché il principio della centralità dell'essere umano è fondamentale».
Da stasera e fino a domenica, lo Svi accoglie chi vuole festeggiare con i volontari all'oratorio San Filippo Neri del Villaggio Sereno. Risponde alle narrazioni negative con la campagna «Ong a chi?», nella quale i «pericolosi pirati della cooperazione» raccontano conpassione i lavori in corso. Azioni che concretizzano l'appello lanciato al Vanvitelliano da Francesca Nodari, contro il rischio dell'indifferenza: «L'unica soluzione è ripartire dalla responsabilità, dal farsi carico dell'altro, colui che mi restituisce me stesso facendomi uscire dal recinto dell'egoismo». La solidarietà internazionale lavora sui tempi lunghi, ha sottolineato Lerner: «Sono frutti che ci mettono molto a germogliare, ma che possono produne un rovesciamento dello sguardo; anche della visione diffusa da chi accusai' giornalista -negli ultimi anni ha predisposto il terreno per giustificare la necessità della cattiveria».
Prospettive. Un cambio di prospettiva è più che mai necessario, in particolare sulle migrazioni: «Tra Europa e Africa non c'è più una separazione incolmabile. Pensare di asserragliarsi nel proprio Paese e di negare l'opera delle Ong è grossolano». Tanto più che quello dell'accoglienza «può diventare anche un settore della nostra economia, che richiede professionalità e formazione».
La semina dello Svi, insomma, sta già producendo frutti. Il Vanvitelliano pieno ne è una prova, afferma Lerner: «Era un'illusione ottica quella di un'Italia incarognita».