Chi non ha mai usato o sentito usare, magari in maniera inappropriata, l'espressione non-luogo da lui coniata nell'ormai lontano 1992? Classe 1935, profondo conoscitore dell'Africa a cui ha dedicato numerosi anni di ricerca, Augé è forse uno dei maggiori, se non il maggiore, antropologo vivente. A lui si deve, tra i primi, l'aver impiegato gli strumenti di ricerca propri della sua disciplina non solo per studiare le società altre e lontane ma anche per passare al setaccio la società occidentale.
Ora, con il libretto Condividere la condizione umana. Un vademecum per il nostro presente, appena pubblicato da Mimesis con un'ampia introduzione di Francesca Nodari (pagine 122, euro 10), l'antropologo francese scende direttamente in mediar res. In queste poche pagine propone una diagnosi della situazione in cui naviga (o sarebbe meglio dire naufraga?) la società globalizzata ormai preda di un evidente disorientamento. Profondamente, interconnessa, sembrava che la società contempora dovesse promuovere amicizia, dignità e uguaglianza. Invece se ne sono ricavate soltanto solitudine e diseguaglianze.
Per uscire dall' impasse, secondo l' antropologo francese, occorre lanciare una riforma mondiale dell'istruzione che per lo studioso francese equivale a una vera e propria «utopia dell'educazione per tutti». Solo percorrendo questa strada gli uomini potranno imparare a "condividere la condizione umana" vale a dire a condividere la libertà in egual misura e aderire all'ideale di fraternità. E questo può avvenire solo condividendo le conoscenze di cui si dispone. Solo così gli uomini potranno vedere come «l'incontro, l'amicizia e l'amore - continua Augé - mettano capo, durevolmente o no, a una possibilità di felicità che dona il suo senso alla vita nell'inventare, non importa dove, un luogo che a loro preesista».