Dottor Caselli, cos'è l'agromafia?
«Le mafie sono organizzazioni criminali che capitalizzano la violenza in tutte le sue manifestazioni, dalla minaccia all'uso della forza, per accumulare denaro. La loro filosofia è `piatto ricco mi ci ficco'. L'agroalimentare è un comparto che offre opportunità di investimenti importanti, anzi si è sviluppato nonostante la crisi. E poi nel nostro Paese è un comparto che può contare su un atout formidabile, il made in Italy, un vero fiore all'occhiello della nostra economia. Le mafie sono presenti in vari segmenti della filiera: acquisto e controllo di terreni, produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, fino alla ristorazione. Le agromafie hanno un giro di affari che si avvicina ai 20 miliardi di euro all'anno».
Come si può tutelare il cittadino?
«Chi gioca con carte truccate, chi bara, e la mafia è maestra al riguardo, turba il regolare svolgimento dell'economia, causa un danno imponente. Come difendersi? L'obiettivo è pretendere una etichetta garante, narrante o parlante, che racconti tutta la verità e nient'altro che la verità relativamente al cibo e alle bevande. Una etichetta che racconti tutto del prodotto: origine, percorso, ingredienti. È doveroso pretendere che qualsiasi alimento non solo sia buono, ma anche sano e giusto. Su questo versante c'è molta strada ancora da fare, ma qualcosa comincia a succedere. Il consumatore si informa sempre di più, non solo leggendo sulle etichette la data di scadenza ma anche i contenuti. Il cibo è un bene comune e va salvaguardato per quanto riguarda distintività e sicurezza». Esistono molti corpi di polizia e organi di vigilanza preposti ai controlli nel settore alimentare. Eppure il fenomeno delle frodi alimentari non viene meno. «È vero, il rapporto della Coldiretti in collaborazione con Eurispes sulle agromafie dimostra che ci sono tanti problemi e irregolarità, contraffazioni, falsificazioni di identità. Valutiamo però anche il lato positivo: nel nostro Paese i controlli funzionano meglio che negli altri Paesi europei. Certo, non si scopre tutto, a volte i controlli vengono elusi, però sostanzialmente funzionano. Il vero problema semmai è il miglioramento delle leggi vigenti. La nostra normativa antimafia è vecchia e superata, scritta quando l'agroalimentare era un altro mondo. Oggi il mercato è transnazionale. Ci dovrebbero essere sanzioni interdittive, ovvero l'espulsione dal mercato di chi bara».
Il rischio è che i meno abbienti, oltre alla beffa della frode, subiscano anche il danno della salute.
«Proprio così. Le sofisticazioni alimentari danneggiano soprattutto i soggetti deboli che per necessità di bilancio domestico sono attratti dai prezzi stracciati. Non sempre ciò che è sottocosto, è un affare, se si pensa alla salute».
La mafia si può sconfiggere. Basta volerlo: queste le sue parole. Perchè, si può anche non volere?
«Io ho citato Falcone. La mafia molte volte si fa fatica a combatterla, perché qualcuno magari non la vede. Prenda i giornali di oggi: leggo la sentenza della Corte di Appello di Roma che esclude la presenza della mafia a Ostia, un Comune che è stato sciolto proprio per mafia. Aspettiamo la motivazione, ma le cose, per poterle volere e ottenere, prima vanno capite».