PALAZZOLO. L'altra sera, intorno all'auditorium San Fedele, chiesa patronale di Palazzolo, chiesa fondante, rifugio catacombale dei cinquecento soliti dei Filosofi lungo l'Oglio, alla prima uscita dell'undicesimo anno, relatore lussuoso il sociologo Domenico de Masi, alle
20.30 passate stavamo dentro in tre e temevamo che il tempo ballerino, la stanchezza domenicale, magari un improvviso collasso dell'essere ricercatori e amici del pensiero avesse smemorizzato l'appuntamento. Intorno a Palazzolo circolavano tuttavia i segni della Gratuità, termine scelto dalla presidente-direttore Francesca Nodari, dal suo Comitato scientifico. I segni erano favorevoli.
Nei seggi di Pontoglio, visitati al volo per capire la «gratuità costituzionale» della partecipazione al voto amministrativo, si registravano indici di partecipazione tra il 70 e
l'80%, la riunione in prefettura nel giorno della presentazione del festival, 18 Comuni, 22 relatori, decine di sindaci garantivano l'entusiasmo per la nuova edizione dell'evento. E appena fuori da San Fedele, un antropologo di Crema chiedeva dove fosse il posto dei filosofi e nel grande parcheggio, decine di auto si infilavano nei loro stalli come in una visita da gita scolastica, in fila, ordinati. In pochi minuti è apparso il Festival il tutta la sua potenza...
«Una semplice rivoluzione». Centrale il desiderio di ascoltare un guru della sociologia italiana e internazionale, il prof. De Masi, venuto a Palazzolo col dono del suo ultimo libro edito da Rizzoli, «Una semplice rivoluzione», accolto con amicizia dal sindaco Gabriele Zanni e dall'assessore Gianmarco Cossandi. Soddisfatta Francesca Nodari, in gran sintesi nel salutare l'ospite e nel ricordare il perché di una scelta sulla questione della Gratuità: o saremo gratuiti o saremo orfani di un futuro di pace.
De Masi ha sciolto la relazione con un'ironia partenopea ben dosata, altrimenti si arriva
alla insidia di Masaniello, e ha percorso la Gratuità nel corso dei secoli. In fondo, ha riflettuto il relatore, citando Sciascia e Voltaire nel loro «Candido», questo non è il migliore dei mondi possibili, ma è il mondo migliore di quelli visti negli ultimi due millenni. La Gratuità è stata di tipo filantropico nella rivoluzione industriale, di marca caritatevole nell'Ottocento, rasa al suolo nella Rivoluzione francese, intermittente nei nostri decenni ultimi. Oggi l'occasione di una Gratuità organica si profila grazie alla rivoluzione tecnologica. Con un reddito garantito e un uso serio della tecnologia, sostiene il prof. De Masi, potremmo sognare un'era in cui l'uomo poeta, musica, modella porcellane. Il fallimento dell'economia, la sconfitta della politica, la caduta della finanza pongono tutti sullo stesso piano e qualcuno si avventura già ad immaginare una Civiltà dello Studio. Gli Stati Uniti dispongono di un 94% di giovani all'Università, la Germania di un 84% con il pagamento delle tasse da parte dello Stato nei primi tre anni, noi siamo a136% e oggi per leggere e capire realmente serve la laurea. Su 100 persone, solo 18 comprendono i telegiornali, avanza una nuovo forma di analfabetismo. Per De Masi, i ricchi hanno dichiarato la lotta di classe ai poveri, ma non è utile per nessuno e il rischio di rottura sociale è molto elevato. Conviene per tutti stabilirsi in uno spazio in cui la Gratuità si può raggiungere con una redistribuzione della ricchezza e in uno stato di parentesi somigliante al passaggio di fruttuosa solitudine quando l'uomo fu al centro delle sue proprie attenzioni tra la caduta degli dei romani e la proliferazione cristiana. Va analizzata, scelta e goduta questa possibilità.
Domani Massimo Donà. Domani sera tocca al filosofo Massimo Donà, con la lezione «In
principio era la gratuità (non il logos, e neppure l'azione) », alla Biblioteca comunale di Rovato (corso Bonomelli 37). //