Cinquecento persone. Eppure, alle 21.30,quando il filosofo Remo Bodei, accompagnato da Francesca Nodari, anima del Festival Lungo l’Oglio, arriva in cima al vecchio cinema vintage dell’oratorio, strabuzza gli occhi e si trova in discesa 500 persone, nella sera di una festa calda, il lunedì in testa, ognuno con i suoi parapiglia in mentetra Platonee il cumulo dei reddti. Sarà il fascino del tema intorno al Pane quotidiano per tutta l’umanità che il prof. Bodei traduce in una lezione su il «Il Necessaro e il Superfluo", sarà la forza dei «Filosofi Nodariani», sarà la voglia di pensare e di sorpassare gli accidenti di una stagione balorda come dice il vicesindaco, Mirella Smiroldo... Sta di fatto che chi arriva dopo le nove e mezza ascolterà in piedi, come nei kolossal girati sempre qui negli anni Sessanta, da Ben Hur ai Dieci Comandamenti.
Con i sacri testi. Remo Bodei comincia proprio con i sacri testi, con la sola preghiera creata da Gesù Cristo in terra, «Padre Nostro...dacci oggi il nostro pane quotidiano...». Perché,si chiede il filosofo di origine sarda, il pane viene richiesto giorno dopo giorno e non c’è una promessa a tempo indeterminato del più della sussistenza diurna?
Non scegliere a casaccio. Perché il pane va guadagnato, esposto sulla tavola e non scelto a casaccio sugli scaffali, risparmiato e messo da parte se avanza. Perché il pane non è consumo, ma bisogno materiale e spirituale. Soltanto che questo pane, continua il prof. Bodei, non è alla vista per un miliardo di persone e la grande società del benessere consumistico è al tramonto, dopo essere durata per un trentennio, dagli anni Cinquanta/ Sessanta agli Ottanta.
Ricerca e disoccupazione. Di più. Ora, il massimo della ricerca ha aperto a una società con la più alta tecnologia della ricerca, una società di comunicazione in tempo reale, la quale produce più disoccupazione della società «fordistica e toyotistica».
Profonda depressione. Perfino i mezzi del consumo, le tattiche del desiderio sono diventate smorte, la vetrina, il supermercato con il relativo ritorno a un tasso di minima sobrietà, di stile pascoliano, «godea del poco e non sapea del tanto», non sono sufficienti a riequilibrare un sistema economico e psicologico in profonda depressione. Che fare, allora? Remo Bodei richiama l’esempio degli stoici,la fortune della sapienza del priore di Bose, Enzo Bianchi, i testi delle madri, insomma rilancia quell’accontentarsi, quello stare al mondo con misura che potrebbe agganciare quella difficoltosa e fascinosa avvertenza intorno alla «decrescita felice», a una convivenza virtuosa dell’anima con quel tanto di progresso materiale che tutti hanno osservato e vissuto, nonostante le critiche, con qualche eccesso. Tutti, più o meno.
«Fame di giustizia». Intanto, la rassegna prosegue. Primo appuntamento della nuova settimana, alla cascina Vittorie tra Orzinuovi e Villachiara, è la lezione del prof. Salvatore Natoli, altro pezzo da novanta del festival diretto da Francesca Nodari. Fors’anche il padrino. Nel senso più paterno e distaccatamente pensoso,con la migliore nostalgia di chi osserva la linea dell’orizzonte e conosce la distanza tra l’alba e il tramonto. Questa sera, alle 21.15, tema: «Fame di giustizia».