Un "oggetto" è qualcosa che deve essere pensato di fronte a noi, qualcosa che è presente in forma fissa e irremovibile. Questo modo di intendere il termine risuona nella parola latina objectum, che deriva da ob-icerelob-iacerelob-iettare. qualcosa che è gettato - contro di noi, come una pietra o una mela o qualcos'altro di solido. E in tal modo è presente -ci sta davanti, come objectum. Si può però comprendere il "fidarsi", considerandolo in questo modo "oggettivo"? Penso di no. Possiamo chiarirlo con un esempio. Supponiamo che in un Paese vi sia una guerra civile e che, a causa di questa guerra, in questo Paese gli uomini non si fidino più l'uno dell'altro, e ognuno debba essere diffidente nei confronti dell'altro; e supponiamo che si scappi da questo Paese, perché non si può più fare affidamento sul fatto che qui ci sia ancora un futuro.
Accanto a questo Paese ne poniamo un altro ugualmente in emergenza, ma questa volta per il fatto che è stato colpito da una carestia o da un'epidemia. Si vede chiaramente che questo secondo Paese può essere aiutato, ad esempio inviando navi cariche di generi alimentari, o di medicinali. Con tali aiuti oggettivi, sebbene anche lì possano giovare, non possiamo invece care un aiuto risolutivo e determinante a un Paese in cui, a motivo della situazione politica e sociale, si è persa la fiducia tra gli uomini e la fiducia nella società intera. Non possiamo farlo perché il fidarsi non è un oggetto che si possa inviare in qualche luogo, ma è un rapporto tra persone in quanto loro stesse, un rapporto che inoltre c'è solo se accade nella vita effettivamente vissuta. Il fidarsi non è semplicemente disponibile come un oggetto che può essere reperito da qualche parte e poi può essere analizzato in laboratorio. La fiducia si mostra piuttosto come qualcosa che c'è solo se accade tra persone che di volta in volta danno avvio a questo accadimento in quanto se stesse, cioè in quanto persone libere che decidono di se stesse. Riguardo al significato di "fiducia", di "confidenza" e del verbo "fidarsi", non si può pertanto chiedere: "che cos'è?", ma solo: "come accade?", "come avviene?", e forse anche: "che cosa è necessario perché avvenga?".
Qualche tempo fa mi ha aiutato molto a progredire nella comprensione di "che cosa è necessario perché avvenga" Amedeo, il figlio di un amico argentino, un bambino che all'epoca aveva tre anni. Un giorno egli spiegò infatti al suo papà di avere finalmente capito che cosa chiedeva a Dio quando, insieme con i suoi genitori e sua sorella, pregava il Padre nostro dicendo: «E non ci indurre in tentazione...». Amedeo disse al suo papà: «Prego Dio perché faccia con me quello che fai tu quando tento di andare in bicicletta e tu mi corri dietro perché io non cada». In spagnolo la supplica del Padre nostro «e non ci indurre in tentazione» suona così: no nos dejes caer en la tentación. Alla luce delle sue esperienze precedenti, Amedeo ha interpretato in modo del tutto esatto questa frase. Sapeva infatti molto bene che cosa significa "cadere/ caer", e sapeva che fa male.
E se anche non capiva la parola non è un eggetn, ma un rapporto tra persone, oualccsa che c'è solo se accade nella vita effettivamente vissuta» "tentazione" nel significato specifico in cui la utilizziamo noi adulti, sapeva però che cosa significa il verbo "tentare / tentar", grazie all'incoraggiamento della mamma e del papà: «Dai, tenta! Prova!». Da ciò egli ha dedotto la comprensione del termine "tentazione / tentación", e da questo a sua volta la comprensione della "cosa" che abbraccia l'intera vita e a cui è chiaro che si allude nella preghiera del Padre nostro: «O Dio, non lasciarmi cadere, quando tento». Ciò che Amedeo esprimeva spiegando in questo modo la preghiera del Padre nostro non era però nient'altro che questo "come avviene il fidarsi/la fiducia".
Nella sua preghiera Amedeo si è fidato di Dio così come si era fidato del suo papà, che correva dietro di lui in modo che non gli succedesse niente di male, quando lui aveva affrontato il rischio, che prima gli sembrava temerario, non solo di stare su due gambe e di correre, ma anche di andare in bicicletta, cosa con cui si può cadere e farsi male, cosa con la quale si va verso un futuro incerto. [...l Il papà crede Amedeo stesso capace di qualcosa, cioè di andare in bicicletta da solo. Rende libero il figlio nella sua propria libertà e gli rimane accanto; con la sua buona intenzione gli sta vicino in questa sua propria libertà. Credo che nel realizzarsi di una relazione di questo tipo stia il mistero di ogni buona pedagogia che non vuole solo inculcare qualcosa allo scolaro, ma vuole incoraggiarlo in quanto lui stesso, nelle sue capacità e possibilità.