Il prof. Adriano Fabris, non si scompone, riceve i saluti del sindaco di Villachiara, Angelo Riccardi, dell'assessore Roncalli, l'abbraccio dei tanti, rappresentati idealmente e realmente dal direttore del Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, Francesca Nodari, registra le prime gocce di pioggia, guida al rifugio le centinaia di persone, ora stipate come chicchi di grano e comincia a danzare in un'affabulazione appassionata, molto applaudita e corredata, alla fine, da diversi interventi, fino a quando, quasi, gira la mezzanotte. Dunque, dice, «La fiducia non si ha, la fiducia si dà», la fiducia reclama prudenza e coraggio, una modulazione simile all'innocenza del bambino e all'amorevole pedagogia della madre che lo introduce al primo passo della vita. La fiducia fonda le relazioni umane e si intreccia, in modo inestricabile, con altri due «La fiducia non si ha ma si dà» la relazione di Adriano Fabris sul valore che regola le relazioni umane termini di una grande trilogia esistenziale, la fede e la fedeltà.
Tempi difficili i nostri, aggiunge Fabris, in cui la fiducia si tradisce con frequenza e i mutamenti globali pongono interrogativi severi, su quale fede sia quella giusta, sul rapporto tra verità e fiducia, che, tradita, costringe alla ricerca di un capro espiatorio per ricostituire il buon favore della comunità. Del resto, non possiamo fabbricare vittime designate, rischiando di rompere il patto sociale che si regge su un equilibrio di ricerca quotidiana di fiducia, fedeltà e fede, su una giustizia di garanzia. Il crollo della fiducia accade quando si rompe la corrispondenza tra ciò che è e ciò che si dice e dunque la fiducia si lega a doppio filo con la verità. La fede, invece, presuppone un credo al di là di ogni ragionamento e perciò esige l'affidamento a una oggettività senza spiegazioni. Il prof. Fabris ricorre a Lessing, alla favola di Natam per realizzare pari dignità ad ogni religione e libere scelte rispettate per ogni persona. Natam è davanti al Saladino, ai tre anelli delle 3 religioni monoteiste, a 3 fratelli eredi di un solo anello che il padre ha designato segretamente a ciascuno dei 3.11 padre fabbrica 3 anelli prima della morte, identici, indistinguibili.
Dunque, i fratelli litigheranno e finiranno davanti a un giudice. Sarà lui a determinare - nella non determinazione - il nuovo stato, nell'invito austero ad accettarsi, a tollerare, ad abbassare il principio di una solaverità poiché nessuno possiede la verità e tutti meritano un comune rispetto. La verità è sconfitta del dogmatismo, il significato della verità sta nel donare: la verità-fiducia-fede non si ha, la fiducia si dà in un processo di vite, protratto nella bellezza e nella liricità -perché no?! - di una sconfinata messa alla prova. La fiducia non si spinge via, la fiducia è la base della comunicazione, timbra il senso della parola su cui la persona si differenzia da ogni altro essere. Senza fiducia, conclude Fabris nel granaio notturno di questa lunga giornata indecisa tra buono e cattivo tempo, senza fiducia l'essere umano è pietra, non si distingue nel regno animale, perdendo, nel viaggio, la fiducia nell'anima e la potenza del suo mito, rischiando di rendere vero, per sempre, il principio machiavellico secondo il quale l'umanità si identifica con i com-portamenti delle fiere, del leone e del serpente.