Si consolida un convincente triangolo di comunità, la chiesa, il municipio con il saluto dell'assessore Flavio Pagnoni, il popolo asseverato della filosofia. Al prof. La Cecla piace star sotto il verbo «ripone» e quando piove dal cielo sfiducia nel buon tempo, allora vale la pena usare la lingua più persuasiva, appropriarsi del maggior uso del verbo che avvalora l'idea della fiducia nel miglior modo possibile, che pone al riparo delle avversità. Dunque, «ripor-re la fiducia» è molto più di un parafulmine, propone già un metodo per avanzare verso la scommessa del credere nell'altro. Non è certamente da imitare in questo senso, continua il prof. La Cecla, la modalità del Parla-mento dove si chiede la fiducia per la paura di non possederla. Si è già nei pressi di un malinteso, di una premessa alla sfiducia.
L'antropologo escogita la metafora del viaggio e del travestimento e la prende da Rosa, lo scrittore sudamericano, dal libro «Mio zio il giaguaro» in cui si assiste all'instaurarsi di un rapporto frainteso tra il cacciatore e il giaguaro quando l'uomo si svela animale e quindi distrugge compagnia, iden-tità e tragitto. Si entra nel regno grigio del malinteso, per esempio, di un amore inutile per un uomo non corrispondente ai propri desideri, la caduta della fiducia per la mancanza di premesse autenticamente sincere. Il prof. La Cecla, però, distingue tra un malinteso negativo e un altro tipo di malinteso, quello scarico di perfidia, il malinteso buono, la bugia bianca, la buona fede. Ritorna l'incantesimo di Baudelaire, il quale esalta la presenza dei malintesi positivi che consentono di trovare l'accordo, il patto, quel federarsi - riecco il foedus -, necessario per stare al mondo, bilanciare valori diversi e non cadere nel cinismo di La Rochefoucauld quando, in una delle sue Massime scrive, «La fedeltà che la maggior parte degli uomini dimostra non è altro che un'invenzione dell'egoismo per attirare fiducia...».
Oggi, aggiunge il relatore, nel tempo della globalizzazione, diviene estremamente più complicato raggiungere sintesi di fiducia, patti e federazioni di coesistenza per la varietà delle culture piombate tra noi improvvise e quantitativamente rilevanti. Nell'epoca della globalizzazione si ricorre al relativismo, a pezzi di valori, a fedeltà rabberciate, a fiducie un tanto al chilo proprio per non esibire sfiducie, ma va alla vita nella giungla e al rapporto tra uomo e animale fa riferimento lo scrittore sudamericano Guimaraes Rosa, citato dal relatore risulta piena di ostacoli la strada dell'umanità per risolvere la sequenza quotidiana dei suoi malintesi. La Cecla rimpiange la comunità del ritrovarsi, la cultura di quella fisicità che al tempo della cultura greca consentiva a migliaia di persone di ritrovarsi nelle piazze delle città a misurarsi con lo sguardo, la voce, l'incontro e lo scontro, il rimedio di un'uscita favorevole per giocarsi una giornata fruttuosa.
La strategia della fiducia deve recuperare, conclude l'antropologo, il vantaggio della parentela, il legame che riduce l'anonimato e sconfigge il cinismo del «tutto è parimenti utile e inutile». Esiste un principio, secondo La Cecla, che vale la pena di agire ed è il paradigma universale di carità, moralmente provato e antropologicamente vissuto con successo dalle civiltà che ci hanno preceduto. Quel paradigma di carità che abbiamo ascoltato appena il mistero della vita ci ha consentito di comprendere quanto ci succedeva intorno. La carità di una presenza materna. La carità, l'altra sera, di ascoltarsi unitamente e di porre molte interrogazioni.