Saluta così, la prof. Belotti: «Negli statuti del '400 clarense si legge che i rivali, i fossi, i dugali del fiume Oglio sono il sostentamento della gente di Chiari... così voi rappresentate, questa sera, tale sostentamento, l'acqua del sapere». L'applauso sale dal fiume. Dal fiume di gente lungo il miglio del salone marchettiano, dall'inizio alla fine ed oltre, costretti ad aggiungere file di sedie in una sera meteorologicamente incerta, di lunedì, un mondiale di filosofia lungo le linee laterali del calcio, come se un arbitro immaginario avesse tracciato una riga con quei nuovi spray appena adottati dalla Fifa, che durano un minuto, ma intanto devi stare Ti, sull'attenti, concentrato su una lezione, metti, di Pirlo, a «foglia morta», come si diceva un tempo. La lezione a «foglia alta», che sale e scende sul fiume umano del Marchettiano, è della prof. Chiara Saraceno, sociologa di fama extranazionale. Lei tocca la fiducia, parola chiave di questa edizione del festival dei con un linguaggio stilisticamente rinfrescante e simpatico, attualizzato e con l'ironia di chi passa concretamente e pensa le fatiche della vita: «noi della sociologia entriamo nella carne, battiamo le contrade dell'esistenza e dunque non ci è impossibile comprendere quanto sia preziosa e fragile la fiducia. Che rimane la base del mondo, di ogni relazione». Senza fiducia, il mattino non si uscirebbe di casa.
La relatrice carezza la fiducia, la tratta con delicatezza, conosce la necessità e la debolezza del fidarsi, sviluppa, nella libertà materna di una donna pienamente del nostro tempo, oltre l'ultra femminismo e oltre la tradizione quale valore assoluto, la questione su «La fiducia tanto preziosa quanto fragile». Circola una tensione positiva tra pensatori e popolo nomade del festival lungo l'Oglio - riflessione della dott. Francesca Nodari - e la prof. Saraceno la sente subito ed entra nella strada dove la necessità della fiducia sfiora la tenerezza e il pericolo della sua peripezia, il rischio di un caduta, la necessità di un rialzarsi e di una rinegoziazione del patto e' del cammino, nel pubblico e nel privato, in famiglia e nell'istituzione, tra chi si ama e chi sta insieme, ovunque, in un equilibrio guadagnato, giorno dopo giorno, tra chi c'è e chi si è smarrito e tasta, alla cieca, le forme e le sostanze del patto.
La fiducia esige reciprocità, spiegala prof. Saraceno, non il «tu mi dai e io ti do», invece il sentirsi portati a completare l'altro, nella libertà; richiede una redistribuzione del bene e dei beni, affinché la fiducia non si sfarini nella sperequazione del legame; infine lo scambio di mercato, uno stare eguali nel gioco complicato «alla borsa della vita». E per stare in un mercato di scambio, con fiducia e onorevolmente, è utile togliere quella parte di fiducia eccessiva, quella sovraesposizione del mercato. Oggi, riflette la professoressa Saraceno, c'è uno spreco di fiducia nel mercato, come, pure, c'è stato e potrebbe ripetersi uno spreco di fiducia nei confronti di chi accentra, di chi si arroga le esperienze degli altri con quel «ci penso io», attuale e passato nella storia di ogni tempo. La fiducia, dunque, è la base essenziale di stare al mondo, la fiducia, per dirla con una parte di sociologia, è una forma di riduzione dell'incertezza, la fiducia è preziosa e precaria anche perché è esposta al comportamento dell'altro.
La fiducia va curata con il patto e le regole, evitando il soffocamento delle troppe leggi e pure di una loro privazione, scivolando nell'azzardo. La fiducia nel capitale sociale è fondante, aggiunge Chiara Saraceno, ma tutto dipende come dalla bontà della sua distribuzione. La fiducia, è non avere paura del cambiamento, è guardare avanti, andare incontro all'altro senza incertezze, credendo in se stessi. E cambiare.