E del «Ritorno delle emozioni» parlerà oggi, alle ore15, in Piazza XX Settembre a Modena, Roberto Esposito, ordinario di Filosofia teoretica all’Istituto di Scienze umane di Napoli, nella prima «lezione magistrale» in programma.
Professore, cosa si deve intendere per emozioni, e in che senso si può parlare di un loro ritorno?
Non è facile definire l’emozione. Essa è vicina alla passione e al sentimento, anche se non coincide in tutto con essi. È meno estrema e ribollente della passione, ma più intensa e improvvisa del sentimento. Ritenere di poter controllare le proprie emozioni è un’illusione. L’idea stessa che la nostra vita interiore possa essere separata in due lobi distinti - ragione e emozione - è priva di fondamento e spesso foriera di errori.
L’ondata di emotività collettive che interessa il nostro tempo - dai movimenti no-global agli indignados fino all’effetto dirompente prodotto dalla Primavera Araba - sembra aver capovolto quel sentore di apatia che aleggiava nelle nostre società: cosa fare dinnanzi al flusso impetuoso di queste emotività?
Intanto siamo in una situazione più complessa ed ambivalente. Alla nuova ondata di emotività collettiva corrisponde, in maniera apparentemente opposta, una tendenzaal rifiuto della politica ed un atteggiamento rassegnato. In realtà le due cose vanno interpretate insieme, l’una come effetto dell’altra. È proprio quando tutte le possibilità appaiono chiuse, come nella crisi in atto, che può nascere una spinta irresistibile tesa a modificare la situazione fino, a volte,a rovesciarla.
Un’altra peculiarità del nostro presente è una sorta di «opacità» delle passioni, complici i media che stimolano la nostra emotività trascinandoci in un contagio emotivo che mette a rischio il ruolo cruciale giocato dalla ragione critica. Cosa ne pensa, anche alla luce della sua illuminante trilogia: «Communitas», «Immunitas» e «Bios»?
In effetti le passioni sono opache quasi per definizione. È ben difficile entrare nei meccanismi emotivi delle altre persone e anche dei nostri. Altrimenti, se potessimo analizzarle in laboratorio o sistemarle in una griglia perfettamente razionale, non si tratterebbe di passioni, ma appuntodi ragionamenti.Senza contare che anche questi contengono elementi di opacità, connessi appunto alla spinta emotiva da cui nascono e che inevitabilmente li accompagna. Dunque il contagio non è un rischio da tenere a bada con meccanismi immunitari,mala condizione originaria della nostra esistenza - quella che ho legato al concetto, e alla pratica, della Communitas, intesa come la comune esposizione all’alterità. Altra cosa è la tendenza di alcuni media a stimolare una sensibilità eccessiva e artificiale, comenelle trasmissioni strappalacrime. Come sostengo in "Bios" e altrove, la vita umana non può essere meccanicamente tagliata in due zone contrapposte, l’una sottoposta al dominio dell’altra. Ogni forma di gerarchia e di esclusione, all’interno del genere umano o del singolo individuo, va respinta e rovesciata. Non in un’eguaglianza assoluta, ma in un mondo costituito dall’intreccio produttivo delle differenze.