Bernhard Casper,uno dei maggiori filosofi della religione viventi, professore emerito di Filosofia della religione all’Università di Friburgo, affronta il difficile tema nell’affollata Biblioteca comunale di Rovato, dove, introdotto da Francesca Nodari, è intervenuto «Sui diversi modi di interpretare e vivere la tolleranza » per la rassegna «Filosofi lungo l’Oglio». «Lasituazionein cuisiamoavviluppati ci costringe a chiederci come procedere in direzione di un futuro comune. Noi: gli uni con gli altri, un popolo con un altro, una cultura o una religione con un’altra. Dobbiamo capire come si rapportino particolarità e universalità nella vita effettivamente vissuta, un problema che esiste da quando è nato l’uomo. Oggi però siamo entrati in uno spazio finale, una "unità chiusa" in cui gli uni non possono più evitaregli altri,pena la degenerazione in suicidio del genere umano».
La ricerca di Casper, autore di numerosissimi saggi (tra cui «Essere ed evento», «Ermeneutica e teologia », «La scoperta dell’umanità nell’inferno dello Stalag»), si impernia su due linee metodiche costanti e dialetticamente articolate: quella fenomenologico-ermeneutica (Heidegger) e quella del «nuovo pensiero» (Franz Rosenzweig). Il filosofo tedesco si richiama al movimento illuminista, che individua nella tolleranza la «conditio sine qua non dell’umanità dell’uomo», quindi indica nell’«accadimento temporale», di cui noi stessi siamo attori responsabili, la radice di un «libero agire» che non è mai casuale ma sempre orientato dall’intenzionalità. Come si espresse Kant, nella formulazione dell’imperativo categorico: «Agisci in modo tale da trattare sempre l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre come un fine, e mai come un mezzo». Il grosso nodo consiste nella tensione che inevitabilmente si viene a creare da un lato tra il singolo, che pone la propria autonomia irriducibile e la «partecipazione alla vita di tutti gli uomini» (attitudine che si manifesta, nota Casper, anche nella fascinazione dei viaggi e nella volontà di conoscere altri Paesi).
«C’è l’altro, al singolare ed anche al plurale, che vuole a sua volta affermare il proprio posto al sole -osserva il filosofo,indagando anche l’etimo del "duale" e le forme retoriche del discorso come il "pluralia majestatis" (di cui "in tutte le epoche si sono serviti demagoghi e populisti") -. Ma l’io tende a divinizzare se stesso come un assoluto;un io infinito, autarchico, che non ha bisogno degli altri. Ciò avveniva nell’antichità (per esempio la "dea Roma"), è stato nei totalitarismi e nazionalismi della storia recente. Anche nell’economia moderna prevale spesso la tendenza al potere, che implicitamente vuole essere potere su tutto».
La minaccia che ne scaturisce non è la «sopravvivenza del più forte», bensì la stessa distruzione dell’umanità: «L’uomo è l’unica specie - sottolinea Casper - che possiede le tecnologie per sradicare se stessa». La società ha cercato di regolare impulsi altrimenti non controllabili tramite leggi, che pongono però una«tolleranza limitativa o restrittiva ». In pratica, se mancal’adesione autentica, che può avverarsi solo nel vissuto ed essere «incarnata», si potrebbe paradossalmente giungere a meccanismi «escludenti» (i ghetti degli Ebrei, gli editti di tolleranza nelle guerre di religione…).
Il filosofo rovescia la prospettiva ispirandosi ad una «tolleranza amorevole »(di cui si ha esempio nel rapporto tra «buoni genitori» e figli), che, anziché ammantarsi di una connotazione negativa,come nello Stoicismo greco (la rassegnazione o sopportazione dei limiti che ostacolano gli uomini), si apre alla possibilità della fiducia nell’altro. Una tolleranza attiva che ama e che spera nella salvezza, abbracciando senz’altro il messaggio già contenuto nell’Antico Testamento.
Bernhard Casper sarà protagonista di un secondo appuntamento questa sera, alle 21.15, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Travagliato, dedicato all’importanza, per il patrimonio culturale e religioso, della «Salita al Calvario» di Vincenzo Civerchio, ospitata nella sagrestia della chiesa.