L’assessore Arcai è emozionato per il rapporto felice tra filosofia e comunità, per la presenza di grandi filosofi, Bodei e Casper. Riafferma la bravura della dott. Francesca Nodari. Senza il suo contributo di passione, organizzazione e analisi non avremmo sentito il profumo della filosofia così intensamente in questi ultimi sette anni. Dunque si discute se la dignità abbia un prezzo. Per la ragione che essa è uscita attualizzata e fresca proprio dai tempi della sua negazione.La dignità,maciullata nei lager e nei gulag, è stata rianimata e richiamata nelle patrie democratiche dalla comunità mondiale.
La dignità, spiega il prof. Bodei, si rinforza proprio mentre viene torturata,quando se ne riduce la libertà. La dignità è la prova del nove della libertà e viceversa, si tengono per mano, si perdono se soltanto il potere cerca di dividerle, se credono, anche per poco,di sopravvivere e desistere l’una senza l’altra.E con la perdita della dignità si annulla la stessa qualità democratica del potere.
La dignità non ha prezzo e pare un’affermazione scontata. Invece, nel corso della storia, la dignità è stata venduta e comprata, messa formalmente in testi in cui la si considerava definibile economicamente. Il prof.Bodei richiama la filosofia di Hobbes dove la dignità viene computata materialmente, la persona ha un prezzo. Kant, al contrario, dichiara soltanto l’uomo comefine, l’immaterialità della dignità.
Il Cristianesimo designa la presenza della dignità per concessione divina, altrimenti l’uomo non si libera del suo male. E avanza l’interpretazione «dolce» di Rousseau secondo la quale l’uomo è buono in natura e la società lo corrompe. Stupiva, di nuovo, la presenza forte e composta di un pubblico estivo, venuto avanti ad ascoltare la voce della filosofia, a consolidare, come dice la dott.Nodari, la felice consuetudine di ritrovarsi, di inspessire la trama delle relazioni umane in un tempo di dispersione e di dissipazione del meglio di sè.
In un tempo in cui l’equilibrio è terremotato, avanza la depressione, la solitudine si confonde con la libertà. E viene lasciata a se stessa proprio quella dignità desiderosa dell’ossigeno di un prossimo in pace. Si potrebbe anche affermare, guadagnando qualche sintesi dalla lezione apprezzata del prof. Remo Bodei che la dignità è la rinuncia irrevocabile di una consegna al disprezzo.
Dunque è legittimo temere il ritorno delle ombre sanguinarie, diventa prudente l’ascolto - e quasi la spia - dei segni senza sensoche preludono alla rottura del patto sociale e primariamente aprono la diga che affossa la dignitàe la libertà, inondandole isole delle antiche utopie di violenze crescenti e di lezzi insopportabili. Non possiamo abituarci al cattivo odore soltanto perché ci viene servito - e ce lo serviamo - con una frequenza costante. Ciò che è indegno, violento e illiberale non si trasforma in degno, libero e in pace in virtù di una ripetizione.
La domanda del prof. Bodei è inquietante e vera: sono tornati i demonio non sono mai andati via? Incita a rileggere Cesare Beccaria e Pietro Verri a intestardirci sul valore assoluto della dignità rispetto a qualsiasi ragionedi stato, antica,moderna o contemporanea. Si rifiuti il compromesso tra ordine di stato e libera libertà di una degna dignità. Non c’è mediazione tra tortura e diritto, tra dignità e violenza. La pace è dignità e la libertà vi si sostanzia invisibilmente.