È un «pensiero incarnato», il suo, che ritrova nel linguaggio la chiave di accesso per un nuovo umanesimo, che sconfigga le crisi endemiche dell’Occidente, eche riannodi i fili del legame originario tra filosofia e religione. Il riconoscimento è stato assegnato ieri in una cerimonia all’hotel Iseolago, presieduta dal prof. Adriano Fabris, ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa, e dagli altri membri della commissione giudicatrice Ilario Bertoletti, Azzolino Chiappini, Salvatore Natoli, Maria Rita Parsi e con Francesca Nodari, direttore scientifico del festival, giunto alla settima edizione e dedicato quest’anno al tema «Dignità». Sono intervenuti il Vescovo di Brescia mons.
Luciano Monari e il prefetto Narcisa Brassesco Pace, oltre a Dante Daniele Buizza, sindaco di Travagliato (che sabato ha attribuito a Casper la cittadinanza onoraria) e il sindaco di Iseo, Riccardo Venchiarutti. «Sono qui - ha detto il Vescovo - per manifestare la stima e il rispetto profondo nei confronti dei filosofi e della loro ricerca della verità, esperienza complessa che coinvolge l’uomo nella sua integralità ». Il «compiacimento» verso la manifestazione che ogni anno raduna personaggi eminenti del mondo della cultura filosofica è stato espresso dal prefetto: «Mi auguro che tali iniziative si radichino sempre più nel territorio».
Bernhard Casper, nato a Trier nel 1931, è stato proclamato vincitore in particolare per il suo volume «Il pensiero dialogico. Franz Rosenzweig, Ferdinand Ebner e Martin Buber», edito da Morcelliana nel 2009.
La cifra di un «pensiero dialogico» caratterizza l’opera di Casper,che,ha notato Fabris nella sua «Laudatio», introduce «una impostazione innovativa nel dibattito contemporaneo, proseguendo la linea ermeneutica di Heidegger e Gadamer, maandando oltre con apporti originali derivati dalla tradizione ebraico-cristiana ». Allievo di Bernhard Welte, Casper, che è professore emerito di Filosofia della religione all’Università Freiburg im Breisgau, ha contribuito alla riscoperta del pensatore cattolico austriaco Ferdinand Ebner. Uno dei suoi meriti sta proprio nell’aver interagito con i più grandi pensatori del ’900, fra cui Lévinas.
«Egli approfondisce - ha rilevato Fabris - l’idea che la filosofia è in realtà qualcosa dimolto concreto, che si incarna nella parola parlata e che ha bisogno di tempo. In quanto esseri parlanti, ci realizziamo nella nostra umanità, saldando il nesso tra pensiero e parola, tra nucleo teorico e pratico». Il confronto serrato con Rosenzweig ha consentito a Casper di «ri-semantizzare » le vecchie nozioni filosofiche e di aprire lo sguardo «non alla progettazione per la morte, come voleva Heidegger, ma al tempo del futuro,che è anche tempo della speranza».
In sostanza, la fondazione di una nuova antropologia muove dall’assunto che «non siamo monadi»,ma soggetti interrelati costitutivamente con «l’altro» e con ciò che non dipende da noi o noi non abbiamo prodotto (come le leggi della natura). Una dimensione su cui si radica la possibilità di una «Theologia philosophica», che trova nell’evento della preghiera un nuovo paradigma del pensare ed una visione per cui il filosofare può essere «un continuo servizio divino nel servizio della verità».
Viviamo una «profonda crisi umana, una crisi globale dal punto di vista sia intensivo sia estensivo, quale forse non si era mai data prim anella storia dell’umanità » e che implica una «destabilizzazione di tutti i rapporti in ambito politico, sociale, economico», constata Bernhard Casper. Il filosofo ha accolto il premio tributatogli volendo «ricambiare» con un dono prezioso, una copia del documento video coi dialoghi riprodotti da Edith Hanh, moglie di Rosenzweig (morto nel 1929,a soli43anni),ormai impossibilitato nello scrivere a causa della sclerosi amiotrofica.
Nell’accadimento del linguaggio, ha ribadito Casper, si «rivela l’umanità dell’uomo», la sua condizione di «responsabilità» per cui «siamo chiamati a rispondere all’altro in quanto altro », il suo «essere etico e non meramente fisico».È la differenza che ci fa «da animali distinguere in quanto uomini» ed il cui livellamento può produrre solo oscuramenti e derive della civiltà.