La memoria non è nostalgia, ma conoscenza problematica (drammatica) delle nostre radici. Con il titolo «Fare memoria: che cosa è stato?» l'Associazione culturale Filosofi lungo l'Oglio inaugura un ciclo di incontri che si propongono come una sezione di approfondimento invernale dedicata alla Shoah, destinata a diventare un appuntamento fisso nel suo calendario annuale. Quasi una costola, un preambolo del suo tradizionale Festival estivo, di giugno e luglio. Sono sette le conferenze, tutte con relatori di alto profilo, dislocate sul territorio provinciale (Castrezzato, Orzinuovi, Villachiara, Ostiano, Corzano, Travagliato) con epilogo in città.
«E' un esempio virtuoso - ha rimarcato il direttore scientifico Francesca Nodari - di come le amministrazioni locali possano fare rete, coniugando rigore economico con la necessità della crescita culturale. Abbiamo scelto la Shoah, perchè rappresenta una cesura della storia, un anti-evento su cui non ci si può permettere di non riflettere in un momento storico come il nostro, in cui l'antisemitismo incarnato dai cosiddetti negazionisti torna pericolosamente ad affacciarsi. Un argomento ricco di implicazioni, che chiama tutti in causa e che si collega al tema prescelto per la prossima VII edizione del Festival Filosofi lungo l'Oglio: la «dignità».
A inaugurare il ciclo di incontri sarà Gabriele Nissim, giovedì 12 gennaio, alle ore 20.45 presso il Teatro dell'oratorio Pio XI di Castrezzato. Nissim - giornalista, saggista, e presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti - parlerà de «La memoria del bene». Lunedì 23 gennaio presso la Chiesa di Villachiara, sarà la volta di David Bidussa, uno dei più autorevoli storici sociali delle idee, cui si devono contributi fondamentali sull'ebraismo e sul sionismo. «L'era della post-memoria» è il titolo del suo intervento. Giovedì 26 gennaio, al teatro comunale di Travagliato, si potrà ascoltare Rav Giuseppe Laras («Il comandamento della memoria»), ritenuto uno tra i cinque rabbini più influenti al mondo, per oltre 25 anni rabbino capo di Milano, presidente della Fondazione Maimonide nonchè figura chiave nel panorama nazionale del dialogo ebraico-cristiano, sulla scia della fraterna amicizia e collaborazione con il cardinale Carlo Maria Martini.
A seguire, il 2 febbraio, il Centro culturale Aldo Moro di Orzinuovi ospiterà Amos Luzzatto («Vanità della memoria»), medico, scienziato e biblista, rabbino di Venezia ed esperto di ermeneutica ebraica, mentre il 9 febbraio Massimo Giuliani, docente di Studi Ebraici a Trento, si occuperà di «Olocausto» al teatro Gonzaga di Ostiano, comune cremonese, una volta feudo mantovano, ma sito sulla sponda bresciana dell'Oglio, che vanta un cimitero ebraico e una sinagoga appena restaurata. Di grande spicco anche gli ultimi due incontri: il primo, 16 febbraio nella sala polifunzionale della Scuola dell'infanzia di Corzano, con Paolo De Benedetti («La memoria di Dio»), teologo e biblista che si definisce «marrano» perchè abbraccia sia la confessione cristiana che ebraica («quando morirò troverò ad accogliermi sia Gesù che Abramo», ha detto); il secondo, il 24 febbraio all'auditorium San Barnaba, con il filosofo Salvatore Natoli («La memoria di Giobbe»), un non credente che non smette di confrontarsi con la fede.
L'obiettivo del ciclo, affidato alla pluralità delle voci, è quello di capire una tragedia che non può passare sotto silenzio. Nel presentare la kermesse Francesca Nodari ha voluto ricordare la figura di Emmanuel Levinas che, scampato all'orrore dei forni, è arrivato a dare un senso anche al dolore supremo, perchè «il dovere felice di amare l'altro diventa condizione stessa dell'ulteriore capovolgimento della sofferenza inutile in sofferenza non-inutile».