Un impegno coraggioso, ottimo preludio alla felicità. Citando Pericle, la Parsi ha detto che «non c’è alcuna felicità senza libertà, né libertà senza coraggio». Altro elemento necessario è uno spirito di condivisione: e qui la psicologa non ha evocato filosofi ma «La vita è meravigliosa», il capolavoro di Frank Capra nel quale James Stewart comprende quanto sarebbe stata peggiore, senza di lui, l’esistenza di molti. «È felice l’innamorato, chi raggiunge risultati che lo rendono presente agli occhi degli altri; chi vede felicità intorno a sé, e anche chi ha potuto impedire l’infelicità altrui».
La felicità però «è un farsi. Non è momentanea come la gioia, ma una costruzione che va gestita. È percorso, disciplina piacere unito al dolore, come verifico nella psicoterapia: dopo aver guardato con sofferenza al proprio passato, il paziente impara a non averne paura e a vivere il presente come un progetto per il futuro» La felicità si lega alla sobrietà, al conoscere e desiderare non più di ciò che «basta a noi stessi»; è «uno stato interiore, o che irradia dall’interiorità, fatto di equilibrio, serenità, soddisfazione, conoscenza di sé, libertà, pensiero, capacità di relazionarsi agli altri, giocosità di fondo, coraggio di agire».
Essere felici, insomma, richiede fatica. Proprio quella rifiutata dalla filosofia «delle escort» che pervade la nostra società. La Parsi cita le parole di una ventunenne incontrate su internet: «Si merita la felicità chi non ha scrupoli, chi non ha pudori e stupori, chi si lascia corrompere, chi si adegua con facilità, chi è omertoso per comodità, interesse o paura». È vero, avverte, che molti giovani non ragionano così: ma anche tutti noi, quante volte non abbiamo avuto scrupoli, siamo adattati o abbiamo taciuto per comodità?». Magari con l’obiettivo primario di non essere infelici, di acquattarci in una «zona neutra» che bisogna avere il coraggio di attraversare. «Troppi hanno paura delle emozioni che potrebbero provare, che spesso, fin da bambini, sono stati scoraggiati a esprimere». Invece si deve rischiare, come invitava M.L. King: «La paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire: non c’era nessuno».