ORZINUOVI «L:ospite più atteso, come sempre» con queste parole l'ideatrice e presidente della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio, Francesca Nodari, ha presentato il professor Umberto Galimberti.
«E' bellissimo vedere la piazza così piena - queste le parole di saluto di Carlo Lombardi, presidente del Consiglio comunale con delega alla Cultura che ha portato anche i saluti dell'intera Amministrazione comunale, del sindaco Laura Magli e del senatore Gianpietro Maffoni - Grazie di essere qui per questa serata speciale che abbiamo voluto con tutte le nostre forze, il professor Galimberti non ha ovviamente bisogno di presentazioni, credo che sarà una serata emozionante e molto sentita per tutti, ringrazio tanto la professoressa Nodari per questo ennesimo regalo che ha fatto ad Orzinuovi».
«Una serata meravigliosamente "folle", è il caso di dirlo. In una splendida piazza affollatissima di persone tra cui tanti, tantissimi giovani e studenti, il professor Umberto Galimberti ha tenuto la sua lectio magistralis dal titolo "Desiderio d'amore" - questo il commento a caldo degli organizzatori - Con una certa ironia il professore ha saputo descrivere l'atto e il gesto più potente e complesso: l'amare. Quando dico «ti amo» che cosa sto dicendo di preciso? E soprattutto chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? E come si trasforma questa parola quando il desiderio si satura, l'idealizzazione delude, la dipendenza si emancipa, l'eccesso si riduce, la follia si estingue? - hanno commentato - Per la Fondazione Filosofi lungo l'Oglio, la cui missione è diffondere la cultura, vedere piazze piene come quella di mercoledì sera è una gioia che ripaga di tutti gli sforzi quotidiani. Grazie di cuore a voi, meraviglioso pubblico! Un sentito ringraziamento va all'Amministrazione del Comune di Orzinuovi che come ogni anno rinnova la sua speciale accoglienza al nostro Festival ed alle altre varie istituzioni, tra cui la consigliera di pari Opportunità RL Anna Maria Gandolfi presente in sala. Un grazie di cuore agli sponsor che, con lungimiranza, comprendono la passione e gli sforzi necessari per sostenere la nostra Kermesse. Un ringraziamento particolare va alla BCCBrescia, nostro main sponsor, rappresentata dal Presidente Ennio Zani e dal dottor Manessi presenti in sala, e alla Lekkerland nella figura di Antonio Sareni. Che dire... grazie!».
E' stato un grande pensiero costruito passo passo quello che il professore ha instillato (almeno la speranza era quella) nella mente delle tantissime persone presenti in piazza Garibaldi per la sua lezione. Tassello dopo tassello Galimberti ha costruito alternando esempi semplicissimi passando da Platone a Socrate un ritratto del Desiderare, tema centrale della rassegna. «Cominciamo col capire bene una cosa: il desiderio è mancanza e quando dico mancanza sto pensando ai genitori che riempiono di regali i loro figli prima ancora che abbiano desiderato le cose in cui sono gratificati - ha attaccato - Regali a Pasqua, a Natale, se sono promossi... Ma stiamo scherzando? Questi genitori stanno seminando l'estinzione del desiderio. Perché il desiderio è mancanza. Amore è mancanza, lo dice Platone. La filosofia è mancanza, la filosofia non sa niente, il sapere appartiene alla scienza e al tempo di Platone non c'era la scienza ma c'era la sapienza, con la sapienza si sapevano delle cose, con la filosofia no. Filosofia in greco viene tradotto con amore del sapere, ma l'amore è mancanza. I filosofi fanno un lavoro fondamentale, non hanno niente da dire. Giustamente Socrate parlava di sé come filosofo della dotta ignoranza, diceva di non sapere niente. Giusto. I filosofi non sanno niente, il loro lavoro è un altro: è quello di muovere le idee nella testa della gente perché queste idee sono il frutto della loro educazione, della loro appartenenza, delle preferenza politica, del sentito dire, della suggestione. La filosofia dovrebbe muovere le idee: impresa impossibile. Però ci proviamo! Perché è impossibile? Perché le idee che abbiamo in testa sono quelle che ci danno la nostra identità nella nostra appartenenza e chi è disposto a rinunciarvi? Anche se sono idee sbagliate, che non servono a niente, quelle sono le nostre idee e quando diventiamo vecchi li chiamiamo addirittura principi. Sono solo vecchie abitudini mentali che non servono a vivere».