Aveva però per tema proprio «La saggezza del desiderio» la lezione che Danielle CohenLévinas ha tenuto davanti a un folto pubblico lunedì sera a Sarnico, nella ex chiesetta della Madonna di Nigrignan o: l'evento rientrava nel programma di «Filosofi lungo l'Oglio», una rassegna itinerante che ogni estate tocca numerose località delle province di Brescia, Bergamo e Cremona.
Nata a Parigi, filosofa e musicologa,Danielle Cohen-Lévinas è nuora di uno dei maggiori pensatori del secolo scorso, l'ebreo franco-lituano Emmanuel Lévinas (1906-1995); proprio al suocero è intitolato il Collège des études juives et de philosophie contemporaine da lei fondato e diretto presso l'Università della Sorbona.
Anche il titolo della conferenza di Sarnico faceva eco a una celebre formula («saggezza dell'amore») con cui lo stesso Lévinas indicava la vera vocazione della filosofia (che avrebbe il compito di riflettere non tanto sul senso dell'essere, in generale, quanto sul dato originario della nostra resp onsabilitàverso Altri, «espressione austera per dire l'amore del prossimo, amore senza eros, carità, amore in cui il momento etico domina il momento passionale, amore senza concupiscenza»).
Dopo un indirizzo di saluto da parte di Mauro Cadei, nuovo assessore alla Cultura del Comune di Sarnico, e una breve introduzione di Francesca Nodari, direttore scientifico di «Filosofi lungo l'Oglio», Danielle Cohen-Lévinas ha preso le mosse dall'etimologia di «desiderio»: «Il verbo latino desiderare- ha ricordato -, composto di de e sidera, indicava originariamente la condizione di chi "manca di una stella". Lo psicoanalista Jacques Lacan affermava che l'oggetto del desiderio per definizione è assente: il vero movimento del desiderio consiste in una "dis- appropriazione", mentre la tendenza a ripiegarci su noi stessi, accontentandoci di ciò che già siamo o abbiamo, corrisponde semmai a una perversione. Troviamo qui una convergenza del desiderio con ciò che Platone e Aristotele chiamavano phrénesis ("saggezza", "sagacia"), ovvero la capacità di rispondere in modo adeguato a una sollecitazione che sopraggiunge dall'esterno. Potremmo dire che, per i Greci, "essere saggi" significava soprattutto "essere ispirati": del resto, almeno una volta nella vita ognuno di noi ha fatto l'esperienza di essere ispirato da qualcosa (un libro, un quadro, un paesaggio, una persona) che è venuto a lui dal di fuori».
Intesi nella loro verità, il desiderio e la saggezza/sagacia non corrispondono allora a una tendenza appropriativa e nemmeno hanno il loro punto di germinazione dentro di noi, ma altrove: per questo Charles Baudelaire, in una sua celebre «poesia in prosa», esortava i lettori a «ubriacarsi», a uscire da sé stessi resistendo al peso dell'abitudine che tende ad appesantire gli uomini, schiacciandoli a terra («Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi, ubriacatevi senza smettere! Divino, di po esia o di virtù, a piacer vostro»).
Un «buon uso del desiderio - ha aggiunto la relatrice - implica che si resista alla tentazione di catturare e assimilare. Al gesto di una mano che afferra Emmanuel Lévinas contrapponeva la carezza, che non mira affatto a possedere il corpo accarezzato. Ma potremmo anche rifarci a sant'Agostino, con la sua distinzione tra utiefrui, tra l'"adoperare" e il "godere": utilizzando una cosa, la riduciamo a un mezzo per arrivare ad altro, mentre ci affezioniamo a ciò che ci dà diletto».
Ritornando al testo di Baudelaire: come apparirebbe il mondo, se il desiderio si estinguesse? Questione che, secondo Danielle Cohen-Lévinas, non ha assolutamente un carattere astratto: «A partire dagli anni Ottanta del Novecento, si è andata diffondendo una sorta di "oscuramento delle coscienze". Questo fenomeno, a mio avviso, è il sintomo di un'estrema difficoltà per i nostri contemporanei a confrontarsi con l'assenza di una stella, ad accettarla. Oggi, una riflessione sull'autentica natura del desiderio ha profonde implicazioni di ordine sociale, politico e teologico: siamo veramente disposti ad aprirci all'incontro con Altri, con lo straniero, con una realtà che contraddice qualsiasi nostra pretesa di dominio?».