Nato a Rotello, in provincia di Campobasso, il primo febbraio del 1938, è stato professore di Sociologia del lavoro all'Università «La Sapienza» di Roma, dove ha ricoperto anche il ruolo di preside della facoltà di Scienze della comunicazione. Il suo interesse è stato rivolto alla sociologia del lavoro e delle organizzazioni, alla società postindustriale, allo sviluppo e al sottosviluppo, ai sistemi urbani, alla creatività, al tempo libero, ai metodi e alle tecniche della ricerca sociale, con particolare riguardo alle indagini previsionali.
Sostenitore convinto del reddito di cittadinanza, oltre che del lavoro agile, considerava l'attuale sistema economico italiano inadeguato alle esigenze della società postindustriale, in particolare alla necessità di condurre una lotta efficace alla povertà e al precariato.
Nel Bresciano si ricordano, in particolare, tre sue presenze. Nel giugno del 2015 parlò davanti alla folla raccolta nel salone Marchettiano di Chiari nell'ambito di «Filosofi lungo l'Oglio», interrogandosi sull'origine di depressione e disorientamento. La causa, disse, era la mancanza di modelli. E parafrasò Seneca: «Nessun vento è favorevole per un marinaio che non sa dove andare».
Concetti analoghi («Una società depressa perché senza modelli») De Masi li espresse nel dicembre dello stesso anno in un convegno al Tartaglia per la campagna didattica anti-corruzione promossa da Prefettura e Ufficio Scolastico Provinciale. Nel settembre 2017 il sociologo presentò all'Albereta di Erbusco una ricerca su «Franciacorta 2027», individuando in territorio, ristorazione, ospitalità, accoglienza e cultura oltre al vino le carte vincenti «di prospettiva».
Unanime il cordoglio per la scomparsa di Domenico De Masi, a cominciare dal ricordo commosso da parte del leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte: «Una mente lucida e indipendente». E verrà il tempo di «riflettere sulla sua eredità culturale, sul suo lascito intellettuale, al servizio solo delle sue idee e delle sue convinzioni».