Secondo il filologo recente ospite a Cremona del Porte Aperte Festival osare è una parola ambigua, perché implica un 'limite': «Osare significa infatti trasgredire un confine, violare il precetto delfico `medén agan' ossia `niente di troppo', e inoltrarsi in un territorio proibito, o che almeno sembrava tale. D'altra parte , se non si osa, neppure si progredisce, si resta per sempre prigionieri di quel 'limite' spesso non tracciato da noi, ma da altri la società, la tradizione, i buoni costumi, la natura .... E dunque che fare? Per provare a rispondere a questa domanda, possiamo partire dalle stesse radici etimologiche del verbo italiano 'osare' e scoprire, in definitiva, che dietro questo impulso si cela qualcosa di insopprimibile nell'uomo: il desiderio».
La filosofa, direttrice scientifica del festival e presidente della Fondazione Filosofi lungo l'Oglio Francesca Nodari sarà invece la protagonista dell'incontro di mercoledì prossimo (ore 21) a Credaro (Palazzo Cortesi, via Castel Trebecco, Borgo di Trebecco) sul tema Osare il proprio essere corporei: «Ciò che intendiamo mostrare in questa nostra esposizione è proprio il fatto che il passaggio dell'umano, nella società dell'infocrazia e della tecnocrazia, alla sterilità della dimensione propria del phono sapiens di cui parla il filosofo sudcoreano Byung-chul Han, ci rende pericolosamente dimentichi della nostra dimensione costitutiva: non siamo tutto e non possediamo un tempo infinito. In questo senso, interrogarsi sull'intendimento ultimo della parole di Zarathustra «Io sono tutto corpo e nulla fuori di questo» significa prendere consapevolezza del fatto che il soggetto sia un homo indigens, del tutto dipendente da un fuori: l'acqua per dissetarsi, l'aria per respirare, il cibo per nutrirsi, soprattutto, l'Altro che non potrò mai ricondurre a me e che contesta levinasianamente 'il mio potere di potere'».
Giovedì, sempre alle 21, a Manerbio (Cortile del Centro culturale, piazza Cesare Battisti), arriverà Isabella Guanzini, che parlerà delle Pratiche della gioia: etica, politica e teologia. Secondo la filosofa e teologa cremonese «parlare della gioia, oggi, significa parlare di qualcosa che non c'è o che fatica a essere detto e, soprattutto, a essere vissuto. Per interrogarsi sulla possibilità di un discorso filosofico sulla gioia in un tempo di crisi, occorre comprendere l'elemento di protesta che si iscrive in esso, per mostrarne gli effetti emancipativi. La gioia può infatti rappresentare un gesto di resistenza e di protesta contro il regime malinconico che stiamo patendo, come singoli, ma anche come collettività. Essa, infatti, corrisponde a una potenza che libera dalla soggezione e dall'oppressione del chiuso e nomina la possibilità di una vita che resta in contatto con ciò che può davvero essere. Perché la ettini e Isabella Guanzini gioia nomina il passaggio da una vita come condizione alla vita come vocazione, in cui ciò che è dato si trasforma in qualcosa di desiderato».
Infine, venerdì prossimo, a Dello (Castello, via Roma), Stefano Zamagni converserà sul Perché e come osare la pace oggi. Dopo aver richiamato all'attenzione i caratteri di novità della guerra in corso tra Ucraina e Russia, si indicheranno le ragioni per le quali è doveroso osare una proposta di negoziato di pace tra i due paesi. Il fine del negoziato non può limitarsi a conseguire una pace negativa nel senso di Johan Galtung (1975), ma deve mirare ad una pace positiva, che aggredisca cioè le cause della guerra. Verrà quindi avanzata una proposta concreta a tale riguardo, evidenziando le condizioni necessarie per il suo successo. La più rilevante di queste è il disegno di un ordine mondiale multilaterale capace di definire le regole della nuova geopolitica.
Si ricorda che l'ingresso agli incontri di "Filosofi lungo l'Oglio" è libero, senza obbligo di prenotazione. Si raccomanda la puntualità.