Sentite ancora l'eco delle parole di mons. Sequeri contenuto in questo testo originale con un titolo più che originale, «La cruna dell'ego»: «Rompiamo lo specchio di Narciso e mandiamolo a lavorare, alla fine si scoprirà altruista e felice». «La cruna dell'ego» diventa così il titolo perfetto di una riflessione per demolire l'egoismo, la negazione dell'altro e celebrare, con un canto, la necessità di un'integrazione permanente.
L'altra sera, a Gardone Valtrompia, Francesca Nodari, leader del Festival dei Filosofi lungo l'Oglio, realizza la soddisfazione di un ingaggio acuto, l'ingaggio morale e intellettuale di questa punta di diamante del pensiero teologico, mons. Pierangelo Sequeri, personaggio internazionale nella lettura della spiritualità convivente in una società aperta e generosa, inclusiva.
Nodari sceglie la predicazione del pastore nel terzultimo avvicinamento al finale, domani a Lograto con Maria Rita Parsi, "specialista" laica della formazione. Dalla montagna della capitale della Valtrompia, la teologia schiaffeggia con durezza l'illusione maligna di una salvezza nella sola ed esclusiva «baita-rifugio dell'Io».
«La cruna dell'ego - spiega Sequeri - segna l'impossibilità di un passaggio di un Io egoistico e totalitario per le porte di un regno amabile. Si esca dall'autoreferenzialità, abbiamo perso il valore della singolarità di ogni persona che é donazione all'altro». Segni di preoccupazione di un'invadenza della superbia, dell'esaltazione dell'Io, si manifestano in tante circostanze. «Pensate - riflette - che il termine narcisismo é scomparso dal manuale di psichiatria. Il ritorno all'equilibrio accade per sottrazione, come in una dieta si mortifica il piacere dell'Io per tornare all'origine, se vuoi raggiungere il fine prefisso devi mortificare il tuo Io».
Ai nostri giorni, aggiunge il relatore, i vari esperti della tecnica e della scienza sono diventati veri gestori delle nostre vite, il tempo del Covid sta lì a dimostrarlo e si perde un pensiero insieme obbediente e positivamente critico. Quali le cause di questa Babele non più formicolante come un tempo, ma immobile nella sua immagine? Per il teologo «sono venuti meno i tre presidi che avrebbero dovuto calmierare il rapporto tra valori e disvalori: la religione, l'etica e la politica; non c'è da aspettarsi un transito indolore...».
Il nostro Monsignore è meravigliato dei dossier captati nella nostra terra, del fatto che da noi resista e cresca un volontariato ricco di generosità, di quello stare insieme e di quel conoscersi che nelle città é sparito, «dove i vecchi e i bambini dice sono relegati in posti a sé stanti. Da prete dico che le omelie non bastano più e va riflettuto in che modo uscire da questo angolo senza respiro. Circolano una tracotanza insopportabile e un elemento dionisiaco fuori da ogni regola, c'é bisogno di più gentilezza, del garbo. Usciamo dal torpore, riconoscendo una responsabile originalità individuale e la sua realizzazione nell'incontro e nella condivisione con l'altro». L'incontro. Mons. Sequeri e Francesca Nodari in S. Maria Assunta