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Venerdì, 02 Luglio 2010 07:21

«Le leggi scritte nel cuore delle donne»

Maria Rita parsi a Orzivecchi Maria Rita parsi a Orzivecchi

Un Tg della notte aspettava Maria Rita Parsi, l’altra sera a Orzivecchi, per un commento in diretta sull’ultima notizia di “nera”: un uomo spara a due ex fidanzate, poi si uccide. La Parsi – psicoterapeuta, autrice di bestseller e noto volto televisivo – era nella Bassa proprio per parlare di amore e violenza nei onfronti del «corpo delle donne», nel quarto appuntamento di «Filosofi lungo l’Oglio», la serie di conferenze (sul tema del corpo) a cui ha dato il patrocinio anche la Fondazione Movimento Bambino, creata dalla Parsi per tutelare i bambini abusati e maltrattati.

Nel cortile, affollatissimo, di Palazzo Martinengo, la “madrina” del festival curato da Francesca Nodari è stata accolta dal sindaco di Orzivecchi, Liliana Ferrari. Ha esordito evocando l’«angoscia di tutte le angosce», la paura di morire, che appare all’improvviso nel giorno stesso della nascita: «Tra il corpo della madre e il bambino si sviluppano milioni di comunicazioni biochimiche. Il corpo della madre è la matrice intorno a cui tutto ruota. Il primo distacco è quello della nascita, l’angoscia di sentire che non si è più due in uno, che per non morire si deve essere alimentati con cibo e amore». Le difese da quest’angoscia sono molteplici: «C’è la difesa religiosa, quella demografica, ideologica, estetica, distruttiva, scientifica. La più recente è la difesa virtuale: morirò, ma il mio avatar durerà per sempre. Anche i kamikaze, pima di farsi esplodere, lasciano un video. Oggi si pensa solo a come non morire, ma il momento della morte arriva comunque ogni giorno, perché nulla dura per sempre».

La «difesa di tutte le difese», secondo la Parsi, è invece una sola: «Amare le donne, un atto che coincide con la’mare la vita, perché nei corpi delle donne la vita prende forma». Per questo, non è la stessa cosa nascere donna o uomo: «La bambina ha sul proprio corpo il corpo della madre-matrice, ne conosce immediatamente l’odore, il suono. Lo stesso non avviene per il maschio, la cui attività fondamentale consiste così nel tornare al corpo delle donne, che guarda e ricerca di continuo. Per il maschio, tornare a reinfetarsi nell’atto d’amore è una fondamentale richiesta d’accoglienza».

La filiera educativa dei primi anni di vita è legata alle donne e al loro corpo. Fin dall’inizio: «L’abbraccio crea l’idea dello schema corporeo. I bambini abbandonati, non contenuti e riconosciuti nell’abbraccio, non maturano una coscienza del proprio corpo. Il ritmo dell’allattamento forma l’idea del tempo». Gli uomini crescono in mezzo alle donne: mamme, nonne, maestre d’asilo, della scuola primaria. «Per staccarsi dalla dipendenza emotiva, i maschi saranno spesso crudeli, attingendo anche a modelli deteriori come quelli diffusi dai mezzi di comunicazione».
Oggi, lamenta la terapeuta, si sente la mancanza dei padri: «Gli uomii devono educarsi alla pace allevando i bambini, perché la pace passa attraverso la visione di una società organizzata in funzione dei più piccoli». E c’è bisogno «di uomini che siao resi felici dalla condizione di rispetto e rapporto con le donne»; di «una storia di relazioni – scrive nel libro “Single per sempre” (Mondadori) – che dia forza indistruttibile alle leggi scritte nel cuore della madre».

Le forme delle donne sono dunque «il contenitore primo della vita». I loro figli – dice la Parsi citando Kahlil Gibran – sono «i figli e le figlie della vita stessa». Su quelle forme, però, la società spesso si accanisce. La relatrice ha ricordato i 150 milioni di bambine che nel mondo subiscono l’infibulazione: «Una menomazione che aggredisce il piacere, il quale è sentinella di vita. Perché civiltà eccezionali arrivano a concepire una tortura simile? Per il bisogno di controllare i crpi femminili: nasconderli sotto il burqa, impedire alle donne di andare a scuola, sostenere – come è avvenuto per secoli in Occidente – la loro inferiorità intellettuale. Mentre le donne sono in grado di fare più cose contemporaneamente, perché sono abituate ad associare la cura ad altre attività».

Sta anche a loro comprendere «che per sempre sono la vita. Non aspettino i principi azzurri, e i maschi a loro volta non si credano tali. Ognuno faccia la sua parte: le donne amate fanno sorridere il mondo, gli uomini che le amano lo fan sorridere due volte».

Nicola Rocchi - Giornale di Brescia, 2 luglio 2010

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