Testimone illustre, un'amica di Francesca Nodari, quella Maria Rita Parsi sempre in campo quale alleata del Festival a spiegare la migliore pedagogia possibile per ferire a morte - ecco thanatos - l'egoismo dei nostri giorni e riportare un'idea e un fatto di amore - ecco eros - nelle braccia delle comunità, in ogni sede, ad ogni livello.
In tale senso, hanno ragione in molti a inseguire Francesca Nodari e a suggerirle di costruire una dimensione più istituzionalizzata, meno solitaria, anche per cogliere relazioni e risorse e tenere bene in piedi una delle manifestazioni culturali più intense nel panorama culturale circolante. Lei ti risponde di essere pronta a sentire istituzioni pubbliche e private, a indossare un nuovo impermeabile di istituzionalità sul corpo della manifestazione, ma, aggiunge, «quando piove io sento soltanto la pioggia e mi trova isolata, bagnata e mi piacerebbe tanto sentire protezioni meno tifose e più fattuali».
Calma e gesso, i bresciani ci saranno, sindaci, capitali pubblici e privati, se è vero che Brescia sarà presto la città culturale d'Italia con Bergamo. «Il filo conduttore del Festival 2021 - spiega Francesca Nodari - emerge da una conversazione e da lunghi confronti con relatori di oggi e di ieri. Emerge dal conforto con Marc Augé, autore del libro pubblicato in Francia e che raccoglie tuffi i suoi interventi al festival. Lui ci onora con una bella convalescenza "l'anno prossimo ci sarò", mi ha detto e la questione dell'amore aperto nelle sue molteplici sfumature e della morte altrettanto discussa in ogni sua vena, gli appartiene. Dal confronto nel viaggio di quest'anno e in continuazione coni temi centrali delle altre edizioni abbiamo voluto scrivere, senza iattanza e con molta convinzione, la traccia del Festival prossimo. Noi puntiamo a primavera alta e alle nostre estati, ancora, con Platone e Aristotele, la nostra cultura cristiana e l'amicizia con quella ebraica secondo un'andatura rivolta al futuro, impegnati nella sfida di battere le chiusure e le indifferenze di quel tanto di comunità travolta da pregiudizi e luoghi comuni».
Eros verrà coniugato in ogni sua sfumatura, un eros comprensivo di amore e di carità, di unione e di bontà. Un amore del sapere, un amore come conoscenza dell'altrui vita. Ecco, l'amore come vita Thanatos esplorerà la filosofia come preparazione alla morte. «La morte non si vive» scriveva Wittgenstein e per Epicuro la morte non esisteva secondo quel giochino sofista per cui fin che ci sei essa non c'è e quando non ci sei essa sparisce. Non amabile, pure, la morte secondo Sartre, quella morte possibilità dell'impossibile e per rovescio la morte secondo Heidegger, neppure apprezzabile la morte secondo Hegel, la morte come nullità manifesta.
«Siamo riusciti per tre quarti del Festival - spiega la dott. Nodari - a rimanere reali, in costanza di distanziamento, sempre sold out, sempre presenti e venuti da tante città e da cento paesi, sempre con la laurea morale di 15 anni di frequenza con molti visi nuovi, giovani e meno giovani. Il rimanente in streaming, come in streaming sarà la chiusura speciale del Festival, il 10 novembre alle 21 a San Barnaba con i tre sindaci di Brescia, Bergano e Cremona, Del Bono, Gori e Galtinberti, il presidente della Provincia, Samuele Alghisi e il presidente della commissione regionale Covid, Gianantonio Girelli. Ci saremo anche noi e cercheremo di incalzare gli ospiti sulla questione del virus, quale situazione reale, quale speranza reale. «Lo scopo dell'incontro - conclude Francesca Nodari - riguarda il dovere civico di non lasciarli soli e di convincerli a non lasciarsi soli; l'insieme è questa unità e apertura reciproca di credito. Le piazze vocianti hanno il diritto di vociare, non di distanziarsi dal rispetto, e alla fine si torna al tavolo della dialettica, della sintesi».