ADESSO «il mondo culturale contemporaneo è più povero: ha perso uno dei suoi giganti, uno dei suoi fari, uno dei suoi grandi saggi... scrive Francesca Nodari -. Ho avuto l'onore di conoscere a fondo Amos, di intervistarlo, di trascorrere momenti indimenticabili fatti di insegnamenti continui e di irrinunciabili passeggiate peripatetiche, come Amos amava chiamarle. Egli è stato per me un Maestro, una guida, una persona tanto cara da poterla considerare un nonno».
TRACCE umane e professionali che hanno lasciato un segno profondo: «Ogni tentativo di restituirne un profilo esauriente sembra andare a vuoto», prosegue Nodari. «Suo nonno materno fu il grande Dante Lattes e suo trisavolo paterno l'esimio Samuel Davis Luzzatto, Amos è stato per quasi cinquant'anni chirurgo in vari nosocomi italiani, libero docente, scienziato, ebraista, presidente emerito della Ucei, studioso poliglotta; conferenziere di caratura internazionale ma anche come suggerì Giorgio Gomel l'ultimo uomo del Rinascimento' o, per dirla con il compianto Paolo De Benedetti, il 'Maimonide d'Italia'
E ancora marito, padre e nonno premuroso e sollecito, innamorato della sua famiglia, della vita e sempre assetato di conoscenza... Osiamo fare nostre le parole dello stesso De Benedetti: "Vorrei definire la presenza di Amos con le parole che Emmanuel Levinas scrive a proposito della lettura ebraica della Scrittura: 'Se un uomo non nasce, un senso non si rivela' ". Amos è nato»