In quell'occasione il filosofo chiese di essere accompagnato a Nuvolento per vedere la casa del nonno paterno, che da lì s'era trasferito a Cagliari, dove Remo Bodei nacque nel1938. Ai vari aspetti di Hegel Bodei ha dedicato le molte conferenze degli anni seguenti per gli insegnanti di filosofia, iniziando nel 1987 la collaborazione anche con la Fondazione Calzari Trebeschi. Visti retrospettivamente i titoli delle lezioni bresciane fanno un sorprendente effetto: è come se Bodei, di anno in anno, presentasse in nuce i lavori che stava preparando. Il suo percorso può essere raffigurato come il tentativo, partendo dalla definizione hegeliana di filosofia, di comprendere il proprio tempo nel concetto. Con una differenza rispetto ad Hegel: il concetto, come finale trasparenza di una cosa con se stessa, risulta impossibile. Di qui la necessità dell'uso di metafore che avviassero lo scavo concettuale: la scrittura di Bodei era questo tentativo, partendo da metafore, di giungere a definizioni che chiarificassero, per approssimazioni, l'oggetto.
La serie di conferenze svolte per la Fondazione Calzari Trebeschi dedicate a Leopardi, alla fine della modernità, al rapporto tra dialettica, ragione e potere, a Foucault e alle categorie chiave dell'estetica sono una sintesi dei grandi affreschi storiografici e teoretici svolti nei libri più importanti: da «Scomposizioni. Forme dell'individuo moderno» a «Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità: filosofia e uso politico», da «Destini Personali. L'età della colonizzazione delle coscienze» all'appena pubblicato «Dominio e sottomissione». Saggi in cui la disamina delle trasformazioni della vita tra modernità e globalizzazione mostra le nuove forme di alienazione che attanagliano gli individui.
La filosofia per Bodei è innanzitutto cercare di rispondere al bisogno di senso che insorge dalle scissioni dell'esistenza, scissioni che assumono forme diverse ma sempre esprimono un dolore, una contraddizione ingiustificata. L'attenzione alle categorie dell'estetica - che gli derivava dalla profonda conoscenza di Adorno - lo avevano portato a riflettere sulle forme del bello nella tradizione occidentale, e a interrogarsi sulle figure del brutto e del sublime nell'arte contemporanea. Proprio al sublime dedicò un suggestivo intervento durante il Festival le Dieci Giornate, e l'ultima conferenza per la Fondazione Calzari Trebeschi, nel 2018, era sulle trasformazioni della Bellezza. L'ultimissimo intervento bresciano è stato, nel ciclo dei Filosofi lungo l'Oglio, una riflessione sui dilemmi della giustizia distributiva.
Pubblicando nel 2001 per la Morcelliana il libro «I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo» (2001), Bodei diede una significativa definizione di ciò che intendeva per dialettica dopo Hegel: lo sforzo di attraversare con razionalità il regno delle contraddizioni (dell'aorgico, per dirla con il suo amato Htilderlin) senza la certezza della conciliazione. Per lui, non credente, esporre le ragioni dei negatori di Dio era un modo per porre domande a se stesso e ai credenti su quell'enigma che resta il male, la sofferenza. Un porre domande ineludibili che è il lascito di ogni vero filosofo, quale è stato con rigore e sobria eleganza Remo Bodei.
Il libro. «I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo» è il titolo del libro che Remo Bodei ha pubblicato con la Morcelliana nel 2001. Nato a Cagliari il 3 agosto del 1938, il filosofo si è spento a Pisa il 7 novembre scorso. Laureato all'Università di Pisa, ha è perfezionato la sua preparazione teoretica e storicofilosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Lówith e Dieter Henrich; poi all'ateneo di Bochum.