Una classifica in cui, al solito, l'Italia è leader con 17 città seguita da Germania (15), Spagna (14), Regno Unito (11), Francia e Olanda (10), Belgio e Polonia (9). Già rientrare in questa élite tutto sommato ristretta è un risultato importante. Interessante anche il profilo sintetico aggiornato al 2017 che l'Osservatorio fa della città di Brescia, ricordando le mostre temporanee a Santa Giulia, il sito Unesco, i festival di rango europeo che vengono indicati in Filosofi lungo l'Oglio, Festival pianistico internazionale e Film Lab Festival.
Nel voto di sintesi, che riassume 32 parametri, Brescia ottiene 21,2 punti su 100. Pochini? Niente paura: la città europea culturale per eccellenza, Parigi, guida il gruppo con «soli» 63,2 punti seguita da Copenaghen (49,9) e Eindhoven (49,5). Londra è a 34,7 punti, Berlino a 34,6 punti. Nel capitolo relativo alla vitalità culturale ci tengono a galla i teatri (49,3) e ci affossano gli accessi ai musei (5,9).
Nell' all'ambito dell'«economia creativa» i punti di forza sono gli occupati nel settore artistico-culturale (55,2) o in altri settori creativi (40,3), ci deprimono le proprietà intellettuali in tema di Innovation e Communications Technology (3,7) e nei Nuovi media (4,1). Nel campo delle risorse umane siamo messi male come laureati in arte e materie umanistiche (2,1), ci risolleviamo con i laureati stranieri (19,7) e la popolazione straniera (24,3) considerata un fattore positivo.
Punto di forza in assoluto? I collegamenti stradali (85,9). Fin qui la fotografia dell'esistente, con il vantaggio che il sito dell'Osservatorio europeo consente dì effettuare alcune proiezioni alla luce delle politiche che si intendono intraprendere.
E la doccia fredda? Inizia se si passa ai confronti. Per Brescia non c'è partita rispetto ad alcune città d'arte italiane (Milano 38,4, Firenze 35,1, Venezia 31,7, Roma 26,8) ma neppure rispetto a città europee di dimensioni affini come Basilea (46,3), Heidelberg (38,2), Avignone (27,6), Porto (27,9).
Ma, quel ch'è peggio, ci ritroviamo come fanalino di coda nel gruppo delle sette città italiane di dimensione analoga alla nostra: davanti a tutte c'è Parma (26,3) seguita da Trieste (24,3), Trento (24,o), Perugia (23,3), Cagliari (22,1) e Ravenna (21,6). In molti casi Brescia sopravanza le «rivali» nell'ambito dei teatri, dell'economia creativa, della popolazione straniera e nei collegamenti. In quasi tutti gli altri campi ci sono distacchi anche sensibili a carico della Leonessa.
Questi numeri-indice racchiudono altrettanti suggerimenti circa i campi in cui istituzioni pubbliche e soggetti privati possono anzi devono lavorare. Le docce fredde, non solo estive, fanno bene quando diventano bagni di umiltà, di realismo. E di voglia di crescere.