«Generare idee non è la ricetta della creatività, che in verità nessuno conosce» - Francesca Rigotti, filosofa
ORZIVECCHI. Pienone in Orzivecchi, sotto il porticato corposo di palazzo Martinengo, residenza municipale. Sulla sinistra di chi ascolta, il parco amico, solitario per la paura di un gran vento, verso sera, calato chissà da dove. Ha spaventato Francesca Nodari, sferzata in questi 14 anni di festival filosofico dai capricci temporaleschi del tramonto estivo della Padania. Bravi e gentili, il neo sindaco Gianluigi Sturla e il vicesindaco Tomaso Magli hanno detto sì, «pieghiamoci al bellissimo porticato». Ma quando si è fatto scuro, il porticato s'è gonfiato di anime e il popolo così tanto ha occupato spontaneamente una parte del parco. Il meteo ha obbedito alla giunta orceana, è stato addomesticato.
Parla Francesca Rigotti, prof. di dottrine politiche, affronta la questione del «Generare idee», idee proprie, non copiate. Il neo sindaco Sturla non ruba il mestiere alla filosofia, però tratta con abilità la storia di Francesca Rigotti e in più ha il possesso della brevitas. A Francesca Nodari, presidente del Festival «Filosofi lungo l'Oglio» tocca di chiudere la biografia dell'ospite non prima di essere entrata nella dolorosa scena tutta umana e nostra del migrare. Del resto, avanzano i migranti in cima al titolo dell'ultimo libro della docente, «Migranti...», scritto in velocità per appartenere alla responsabilità di unirsi alla tragedia di chi va e chi viene.
Ma il tema della lezione è «Generare idee». «Istruzioni per generare idee - dice la prof. Rigotti - non è la ricetta della creatività, che in verità nessuno conosce. Ogni tanto spunta una bella idea. Ma serve modestia, il modo che Orazio insegnava per stare nella vita con misura, "modus in rebus"».
Lei costruisce la lezione molto apprezzata con la metafora dei sassolini: «Ne ho portati cinque per ciascuno di voi. Statemi a sentire. Il primo sassolino...».
Il primo vuol dire produrre da se stesso, dal proprio corpo o dalla propria mente. È il nuovo, il recente, un parto fisico o mentale. Nasce l'ideologia del «primonostrismo», descrittiva e normativa, prima tocca a noi. Del resto, tale Cicerone sosteneva che il miglior modo di stare al mondo «è favorire chi ci è più congiunto, o dovremmo forse occuparci della massa là fuori». L'argomento è basato sull'analogia di patria e famiglia, abitare e crescere. Siamo alla tappa storica del paternalismo.
Donne. Il secondo sassolino, spiega la prof. Rigotti, mostra la discriminazione di genere, le donne rimangono sullo sfondo. Ecco Platone-Socrate secondo i quali gli uomini godrebbero di una doppia generatività e alle donne, quasi, verrebbe tolta la naturalità di mettere al mondo.
Terzo sassolino: pronta la discriminante dell'età, con i giovani detentori del generare idee con un'esasperante clima di giovanilismo in cui il gran senno della maturità rischia l'esilio. Cicerone, ancora, afferma: «L'attività dei vecchi è quella maggiore per via del senno. I giovani sono, talvolta, stolti adulescentuli, giovani politici incapaci...».
Quarto sassolino: il principio dell'innovazione, «la quale - rispiega bene Rigotti - é la trasformazione delle idee in prodotti di servizio e risponde al principio di novità e di moda. L'innovazione non è l'invenzione che avviene raramente ed è delle anime studiose e quasi predestinate. Ma Kant esalta l'innovazione come mezzo per battere la noia e l'abitudine».
Infine, il quinto sassolino dove si trovano i modi per creare nuove idee. L'espediente può stare ovunque, generare idee non è legato a uno spazio, a un luogo, ma è la forza dell' anima intellettuale di patire la fatica, di ricercare, nell'io e nel noi, il principio di una maternità e di una paternità creante. Altrimenti l'idea, carne e spirito, non si rigenera, invece si abbrutisce e si avvicina all'innovazione. Che è prodotto, non «substantia». Non è la sorgente della vita.