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Giovedì, 06 Giugno 2019 02:49

Marzano: «Riconoscere l'altro ci fa generare amore»

Michela Marzano - filosofa Michela Marzano - filosofa

L'auditorium San Fedele di Palazzolo sull'Oglio riceve la prima uscita del XIV Festival dei Filosofi lungo l'Oglio nell'impronta solenne del «Generare». Martedì sera, mezz'ora prima dell'arrivo della filosofa Michela Marzano - lei si occupa in particolare dello «Statuto del corpo», il fulcro della sua ricerca si situa intomo alla fragilità umana tra rabbia, coraggio e speranza - e della leader dell'evento Francesca Nodari, ci si affida al prestito volante di un centinaio di sedie a comporre una sorta di coro laterale alla relatrice.

«Sold out» come sempre. Uno spettacolo contare le centinaia di persone venute da ogni parte della Lombardia a rinfrescare questo «nomadismo del pensiero». Il tema trattato è più che impegnativo se esiste un rapporto tra il detto e la realtà, «Generare amore» significa misurare l'attualità di ciascuna vocazione a proporre e disporre del bene, della relazione con gli altri in questa nostra sorta di isola dell'umanesimo partecipativo contrapposta all'attuale arcipelago dei perduti nel populismo arrembante.

L'assessore alla Cultura Cossandi, con il sindaco Zanni, ribadisce il piacere di un'ospitalità a riaccogliere la prof. Michela Marzano già presente due anni fa. Felice, Francesca Nodari, per la condivisione del progetto, felice di coniugare «l'orgoglio della fatica nell'esaudire il bisogno di fare comunità», premiata proprio in queste ore dalla benemerenza di una medaglia da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nel suo formato di un'eleganza fanciullesca, jeans e un bianco che le si avvolge fino intorno al collo, Michela Marzano si affida alla Lettera ai Corinzi di San Paolo, lì dove si accende l'eternità superlativa della carità su ogni altro dono: «la caritànon si vanta, la caritànon si compiace dell'ingiustizia, la carità si compiace della verità».

Senza il riconoscimento della carità intesa come offrire ciò che ti è più caro, non macina il mulino del generare amore. Marzano si domanda come dare una nuova visione proporzionata tra il rancore e l'insulto circolante rispetto alla naturale essenza dell'amore. «Come generare amore incalza in un mondo in cui il valore della vita sembra venuto meno e con esso il valore di una morte assistita, un amore per chi si allontana. Come si garantisce pari dignità ad ogni persona?».

Riconoscere. La pensatrice, scrittrice di tanti libri, di molti romanzi filosofici, apre alla chiave della riconquista della generazione amorevole: «Serve il ritorno al riconoscimento, senza di esso non esiste l'amore. Se uno non mi riconosce per quello che sono, non per quello che si aspetta da me, non esiste l'amore».

Lei prende la voce di Alessandra, protagonista di un suo testo, a cui sta di fronte Pietro: lui allontana la risposta del riconoscimento, prende tempo. Lei non ci sta, l'amore è il tutto. E si allontana. Nella relazione tra figli e genitori va evitata - sostiene Marzano - la proiezione dei nostri desideri su di loro e va attesa la generazione del loro esistere nella libertà della relazione.

Ma esiste un amico del «generare amore», a prima vista rimane nascosto, ed è spiega «il ciò che resta dell'amore, il rimanente che diviene il tutto». Così come rinviene l'amore-carità nell'ultima parte della Lettera di San Paolo ai Corinzi allorché si legge «la carità non avrà mai fine, spariranno i profeti, sparirà la scienza, ma la carità rimarrà per sempre».

Dunque, generare amore esige l'attenzione appuntita per scrutare l'autenticità del riconoscimento, la preservazione vissuta nell'umiltà a scorgere la parte incontaminata della relazione. Che resiste ad ogni tempo, se essa soltanto somiglia a quella carità. La Marzano parla ai fedeli di San Fedele e l'accoglienza delle sue ragioni sentimentali viene accolta da un applauso che pulisce l'afa, che fu insormontabile nelle ore del giorno. Rimane una brezza inattesa e pare quel che rimane dell'amore, la fonte del suo generare.



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