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Mercoledì, 06 Giugno 2018 06:37

Il Festival Biblico deve lanciare ponti e sognare in grande

Il direttore generale Roberta Rocelli traccia un bilancio dell’edizione 2018: «I numeri sono positivi con 284 ospiti e 42.600 ospiti registrati. Non è una kermesse di eventi ma un progetto culturale. E la bontà e la riuscita di un progetto culturale si misurano dal dibattito che riesce a suscitare». E guarda al futuro: «Dal 2019 collaboreremo con Torino Spiritualità»

Partiamo dai numeri: 284 ospiti, 42.600 ospiti registrati, 218 eventi in 25 giorni, 5 città coinvolte (Vicenza, Verona, Padova, Rovigo e Vittorio Veneto). L’edizione 2018, la quattordicesima, del Festival Biblico chiude con un bilancio molto positivo. «Sono cifre gratificanti per il nostro lavoro e che ci permettono di confrontarci con altre realtà», dice il direttore generale Roberta Rocelli che però avverte: «Guai a ridurre tutto ai numeri». L’obiettivo del Festival è quello di rendere attuale il pensiero biblico attraverso una molteplicità di linguaggi e prospettive che quest’anno si sono confrontati sul tema del futuro.

«Il Festival Biblico», spiega Rocelli, «non è una kermesse di eventi ma un progetto culturale. E la bontà e la riuscita di un progetto culturale si misurano dal dibattito che riesce a suscitare». Anche da questo punto di vista, il bilancio è positivo. «Sì, perché il Festival riesce a intrecciare rapporti e connessioni con le altre realtà del territorio», dice Rocelli, «offrendo in questo modo un servizio alle città in cui è inserito. Collaboriamo con le diocesi, le associazioni di categoria, i sindacati, le imprese private e talvolta organizziamo anche eventi insieme. Per esempio, quest’anno il tema era il futuro e ci siamo confrontati con Confindustria Vicenza. Se non c’è questa interazione, il Festival rischia di essere autoreferenziale, di porsi delle domande e darsi da solo le risposte. Non è questo l’obiettivo».

Che si tratti di una manifestazione perfettamente integrata con il territorio che la ospita lo dimostrano diversi eventi di quest’anno: «Siamo riusciti a portare la cultura nelle periferie e in situazioni urbane dimenticate. Questo ti fa sentire che ne vale la pena. Penso al dibattito in via Firenze a Vicenza con Romano Prodi e Ilvo Diamanti. Oppure quello negli ex magazzini Rebecca abbandonati da molti anni e sconosciuti forse agli stessi vicentini».

«Pronti a collaborare con Torino Spiritualità dal 2019»

Il Festival, ricorda il presidente don Ampelio Crema, «è un progetto di “comunità” e nel corso degli anni sta sempre più costruendo un'interessante e vivace rete di relazioni con conferenzieri, relatori, artisti, così come con sponsor e sostenitori».

In 25 giorni di incontri e dibattiti (dal 3 al 27 maggio) si sono confrontati numerosi voci del panorama culturale, religioso e politico nazionale e internazionale, dal cardinale Gualtiero Bassetti a Romano Prodi, Concita De Gregorio e Antonio Calabrò, da monsignor Erio Castellucci a Matteo Bussola e Boualem Sansal, da padre Paolo Benanti e monsignor Lucio Adrian Ruiz a Derrick de Kerckhove e Gabriella Greison, da Grégoire Ahongbonon a Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli, da padre Luciano Manicardi a Paolo Cevoli e Giacomo Poretti. Spiega Rocelli: «Per il futuro, stiamo pensando ad una partnership con Torino Spiritualità, a partire dall’autunno 2019, e con il Festival “Filosofi lungo l’Oglio”. Interagire con altre realtà è importante, bisogna lanciare ponti. Non dimentichiamo che la bellezza del Festival Biblico è che si tratta di un progetto inedito che non ha finalità confessionali ma culturali».

Rocelli, oltre a essere direttore generale, è anche responsabile della raccolta fondi: «La sfida per il futuro», spiega, «è quella di superare la fragilità economica comune a tutti gli eventi come questo. Vorrei riuscire a creare un percorso di stabilità economica e finanziaria che renda il Festival Biblico più saldo e capace di sognare ancora più in grande».



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