Qualche anno fa la filosofa Maria Bettetini ha dedicato alle bugie un bel saggio, edito da Raffaello Cortina, in cui ripercorre la storia di questo «peccato con-tro la verità»: da Ulisse che mentì per salvarsi la vita, a Pinocchio che si vedeva allungarsi il naso ogni volta che le diceva, passando per Platone e Machiavelli che invece le consigliavano ai governanti nell'interesse del popolo, il che ha suscitato plauso e consenso da parte di politici d'ogni tempo. Maria Bettetini è la protagonista domani sera (ore 21.15) del secondo appuntamento del Festival Filosofi lungo l'Oglio nella chiesa di S. Maria Assunta a San Paolo (via Mazzini). Il suo intervento si intitola: «Quando tra noi qualcosa si spezza: inganni, bugie e finzioni».
Professoressa Bettetini, la sua riflessione si colloca nell'ambito di un Festival del pensiero che ha scelto il verbo condividere come argomento di confronto. In questa prospettiva, le bugie provocano disastri irreversibili.
«La bugia è il momento in cui si spezza la fiducia, il patto civile tra gli esseri umani. Senza la fiducia di base non potremmo vivere. È una frattura, un atto perpetrato con la violenza dell'inganno: chi lo subisce, non si può difendere. Kant interpretava la menzogna in modo totalizzante: è proibito, sosteneva, dire qualsiasi bugia, anche la più banale, perché così facendo permettiamo si rompa tutto l'impianto sociale su cui si fonda la civiltà. Esistono poi anche interpreti più elastici. Noi siamo propensi a dire che esistono bugie lecite (per salvare una vita, per proteggere i più deboli...), le cosiddette bugie bianche («l'ho fatto per il tuo bene»), le bugie pietose, come dice la Traviata di Verdi».
D'accordo, non è il caso di fare apologia, ma le menzogne si confrontano anche con il concetto di libertà. Al di là dell'ambito sentimentale, i cambiamenti (sociali e politici) passano anche attraverso l'infedeltà, o no?
«Ma il cambiamento non necessariamente deve passare attraverso l'inganno. Alcuni miei colleghi sostengono che si possa ricorrere ad una morale libertaria oltre la morale comune nella prospettiva di uno scopo. Io ritengo che il cambiamento non debba fare ricorso a nessun tipo di violenza o inganno. Una storia d'amore può finire senza tradimento. Una vicenda politica può terminare un modo pacifico e democratico».
Oggi sembra che le bugie (leggasi fake news) siano più utili alla vita di quanto non lo sia la verità. Non è paradossale? «Questo è uno dei più grandi inganni. La quantità di notizie che arrivano da ogni parte illude di essere a contatto con la verità. La rete, il web, ci bombardano di informazione, ci uniscono come utenti fornendo servizi anche utili, ma nel contempo ci sommergono con la pericolosa pervasività delle notizie false che fanno opinione. Mi auguro che prima o poi si maturi, un comportamento più consapevole nei confronti dei social e della rete. Un po' come è avvenuto nei confronti dei vecchi media. Una volta la televisione era la bocca della verità, ora non più».
Pinocchio, campione di bugie, è un romanzo nazionale. E solo un caso?
«È una fiaba affascinante quella di Collodi, che non collegherei al nostro costume, secondo cui saremmo abili, ingannatori. Le bugie di Pinocchio sono poca cosa. Collodi manda ai bambini un avvertimento: non dite le bugie, perché vi scopriamo subito».
L'avvertimento potrebbe valere, azzardiamo, anche per gli uomini politici? La professoressa Bettetini sorride con garbo. «Parlando cose che 'l tacere è bello», scriveva Dante. Ci sono casi in cui il silenzio fa rumore.