L'ultimo suo libro, «Una semplice rivoluzione», tratta anche del concetto portante della rassegna, ovvero la gratuità. Come è cambiata nella storia? Trova spazio nell'imperante individualismo di oggi? «Prima della Rivoluzione industriale, indicava il gesto di carità che il ricco faceva verso il povero per guadagnarsi il paradiso, idea che l'Illuminismo poi demolirà. Successivamente, la povertà diventa un vizio, una forma di pigrizia che non merita più alcuna carità - ha sottolineato De Masi - Ora ci troviamo nel neoliberismo: la finanza prevarica sulla politica e si demolisce il Welfare. La produzione di beni e servizi richiede meno lavoro umano e l'ente dei ricchi muove guerra contro le crescenti masse di poveri, utili solo come consumatori». La gratuità diventa in tal senso una rotta per aspirare a una società equilibrata, meno frenetica e attaccata al possesso: «Abbiamo le tecnologie per farlo, ma siamo cocciuti su modelli educativi tradizionali che vedono nell'iper-lavoro l'unica cura per la persona - ha continuato il sociologo - Siamo disorientati, non sappiamo cosa sia destra o sinistra, maschio o femmina, giusto o sbagliato. Occorre recuperare il senso della lentezza e riappropriarci del tempo rubato, se vogliamo punti di riferimento. Anche il lavoro ne gioverebbe, sotto due aspetti. Perché verrebbe ridistribuito fra tutti e il tempo libero non sarebbe più vissuto come un residuo di noia da colmare col consumo». Ed ecco qui far capolino l'idea di «ozio creativo», cioè quella condizione mista di lavoro e gioco tipica delle attività intellettuali, che ormai sono i 2/3 dell'occupazione. Gratuità pertanto significa riscoprire il valore del nostro tempo e dei nostri legami. In termini economici, vuol dire decrescita programmata e graduale dei Paesi ricchi. «Non e il migliore dei mondi possibili, ma ci offre il meglio di quelli esistiti finora. Dobbiamo imparare a farne buon uso», ha concluso il sociologo.
PALAZZOLO SULL'OGLIO L'auditorium San Fedele ha ospitato il primo appuntamento dell'11esima rassegna «Filosofi lungo l'Oglio». Nella serata di domenica 5, l'onore (e onere) di dare il via è toccato a Domenico De Masi: professore emerito dì Sociologia all'Università La Sapienza di Roma specializzato in sociologia del lavoro, da anni attento alle dinamiche dell'era post industriale.
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