A Bruxelles, pochi mesi orsono, sono stati attaccati la memoria ebraica e i guardiani di questa memoria. A Parigi, solo qualche giorno fa, abbiamo sentito ancora una volta il grido infame «A morte gli ebrei» e i disegnatori sono stati assassinati perché disegnavano, i poliziotti per il loro lavoro e gli ebrei perché facevano la spesa e semplicemente erano ebrei. In altre capitali, in Europa e altrove, la stigmatizzazione degli ebrei sta ridiventando la parola d'ordine di una nuova setta di assassini, a meno che non sia la stessa, sotto altre vesti. La vostra Casa è stata edificata contro tutto questo. La vostra Assemblea aveva il sacro compito di scongiurare il risveglio dei terribili spiriti dell'antisemitismo. Ma essi sono di ritorno, e perciò siamo qui. L'antisémitismo di oggi dice tre cose. Può operare su vasta scala solo se riesce a proferire e ad articolare tre enunciati odiosi, ma inediti, e che il XX secolo non è riuscito a squalificare.
1. Gli ebrei sarebbero esecrabili perché sostenitori di uno Stato malvagio, illegittimo e assassino: è il delirio antisionista di chi è spietatamente contrario al ritorno degli ebrei nella loro terra storica.
2. Gli ebrei sarebbero tanto più esecrabili in quanto fonderebbero il loro amato Paese su una sofferenza immaginaria o, perlomeno, esagerata: è l'ignobile, l'atroce negazione della Shoah.
3. Infine, commetterebbero un terzo e ultimo crimine che li renderebbe ancora più detestabili; crimine che consisterebbe — evocando essi instancabilmente la memoria dei loro morti — nel soffocare le altre memorie, nel mettere a tacere gli altri morti, nell'eclissare gli altri martiri che gettano nel lutto il mondo odierno, e di cui il caso più emblematico sarebbe quello dei palestinesi: qui ci avviciniamo a quella imbecillità, a quella lebbra che si chiama competizione tra le vittime.
Il nuovo antisemitismo ha bisogno di questi tre enunciati. E come una bomba atomica morale con tre componenti. Riconoscerlo significa cominciare a vedere quel che vi spetta fare per lottare contro questa calamità. Immaginiamo una Assemblea generale delle Nazioni Unite che, fedele al proprio patto fondatore, diventi la scrupolosa guardiana della memoria del peggiore genocidio mai concepito da quando esiste l'uomo. Immaginiamo che nel 2015, sotto la vostra egida e con l'aiuto delle più alte personalità scientifiche mondiali, si tenga la più completa, la più esauriente, la più definitiva delle conferenze mai riunite finora sul tentativo di distruzione degli ebrei.
Proviamo poi a sognare che da qualche parte, a New York, a Ginevra o a Gerusalemme, si tenga una seconda conferenza da dedicare a tutte le guerre dimenticate che affliggono le terre abitate, ma di cui non si parla mai perché non rientrano nel quadro dei blocchi, o dei gruppi, fra cui vi dividete. E che questa seconda conferenza, contraddicendo lo stupido e mostruoso pregiudizio secondo cui in un cuore c'è posto soltanto per un'unica compassione, riveli quella che è stata l'autentica verità dei decenni trascorsi: è quando si aveva nel cuore la Shoah che subito si vedeva l'orrore della pulizia etnica in Bosnia; è quando si aveva in mente quel campione dell'inumano che fu il massacro pianificato degli ebrei d'Europa che si capiva immediatamente quel che accadeva in Ruanda o nel Darfur. In somma, lungi dal renderci ciechi davanti ai tormenti degli altri popoli, la volontà di non dimenticare nulla del tormento del popolo ebraico è ciò che rende rilevante, evidente, l'immensa afflizione dei popoli del Burundi, dell'Angola, del Congo, e di altri ancora. Adottando questo programma, lotterete contro l'antisemitismo reale.
Riabilitando l'Israele, avvalendovi della vostra autorità per far tacere, una buona volta, i cretini negazionisti e andando in aiuto dei nuovi dannati della terra immolati sull'altare dell'ideologia antisionista, smantellerete una ad una ogni componente del nuovo antisemitismo. Al tempo stesso, difenderete la causa dell'umanità. Non sarei qui se non pensassi che questa sede sia uno degli unici luoghi al mondo, forse il solo, dove possa orchestrarsi la solidarietà degli ebranlés, dei percossi, di cui parlava il grande filosofo cèco Jan Patocka e che ha rappresentato il senso della mia vita. Quando, nel mio Paese, le più alte autorità dicono: «La Francia senza i suoi ebrei non sarebbe più la Francia», esse erigono una diga contro l'infamia. E quando, nello stesso Paese, un capo di Stato e di governo su quattro vengono a sfilare per dire «Io sono Charlie, io sono poliziotto, io sono ebreo», alimentano una speranza su cui non contavamo più. La vostra stessa presenza qui, stamattina, la vostra volontà di rendere questo evento possibile e, forse, memorabile, attestano che in tutti i continenti, in tutte le culture e in tutte le civiltà si comincia a prendere coscienza che la lotta contro l'antisemitismo è un obbligo per tutti: è una grande e bella notizia.
Quando si colpisce un ebreo, diceva un altro scrittore, è l'umanità intera a essere gettata a terra. Un mondo senza ebrei non sarebbe più un mondo: un mondo in cui gli ebrei ricominciassero a essere i capri espiatori di tutte le paure e di tutte le frustrazioni dei popoli sarebbe un mondo dove gli uomini liberi re-spirerebbero meno bene e dove gli uomini sottomessi lo sarebbero ancora di più. Sta a voi, adesso, prendere la parola e agire. Sta a voi, che siete il volto del mondo, essere gli architetti di un edificio dove per la matrice di tutti gli odi lo spazio si assottigli. (traduzione di Daniela Maggioni)
II testo pubblicato qui è una sintesi del discorso tenuto a New York dal filosofo francese Bernard-Henri Lévy in occasione della riunione informale tenuta il 22 gennaio scorso dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul tema della crescente violenza antisemita nel mondo • Al tema «Tra vecchio e nuovo antisemitismo» è dedicata la quarta edizione dei festival Fare Memoria, diretto da Francesca Nodarl e promosso in provincia di Brescia dall'associazione «Filosofi lungo l'Oglio». L'iniziativa parte il 29 gennaio con un incontro con David e Miriam Meghnagi. I successivi appuntamenti saranno con Cyril Aslanov, Luigi Nason, Giuseppe Laras e Gianantonio Bargonovo. Il 6 marzo, giornata europea dei Giusti, sarà inaugurato un Giardino dei Giusti a Orzinuovi (Bs).
A Bologna, presso il Museo ebraico, è in corso fino all'13 marzo la mostra «A lezione di razzismo. Scuola e libri durante la persecuzione antisemita», con il materiale risalente al periodo fascista messo a disposizione dall'istituto documentazione, innovazione e ricerca educativa SensibUà morale Chi aveva nel cuore l'Olocausto ha percepito immediatamente la mostruosità dei massacri in Bosnia, in Ruanda e nel Darfur