Una Sistina peri scesi di nuovo in tanti, l'altra sera, accolti da Francesca Nodari, grata subito per tutti a suor Firmina e suor Nazarena della Sacra Famiglia, offrendo a chi aveva affrontato la sera torrida della pianura il fresco di muri rinascimentali, la garanzia di una lezione pervasa da argomentazioni incalzanti del prof. Francesco Miano intorno al tema «La responsabilità come fiducia». L'indagine di questa nuova edizione del festival filosofico, del resto, è intorno alla fiducia e il relatore stringe l'univocità della responsabilità e della fiducia, l'una viva per l'altra, oppure entrambe aride, infeconde.
Il prof. Miano conosce l'ostacolo del luogo comune secondo il quale il tema della responsabilità viene orientato, troppo spesso, sul crinale della giuridicità e della politica. Invece, più profondamente e non intimisticamente, la responsabilità è Francesco Miano, cui è stato affidato il tema «La responsabilità come fiducia» la risposta a un appello della vita, ancora di più in tempi come i nostri in cui si sovrappongono voci indistinte, babeliche e prive di riscontri valoriali e quando sentia-mo il bisogno di scorgere la voce che conta, il richiamo al significato, il legame a quella parte di senso connessa al sostanziale, a ciò di cui non possiamo fare a meno. La responsabilità, dunque, è muoversi verso l'altro e scoprire un appello che richiede una risposta. La responsabilità è la negazione del silenzio, della schiavitù a un neutralismo di comodo, impegnando, al contrario, il rischio, nella libertà completa, di fidarsi dell'altro.
Il prof. Miano valorizza la necessità dell'ascolto, non c'è responsabilità e fiducia senza l'ascolto, nella tensione completa di una libera scelta, con la responsabilità di aggiungere conoscenza, stabilendo un campo di maggiore forza nella risposta. La responsabilità è una risposta nella libertà, nell'ordine delle relazioni umane e non fuori dal tempo, qui ed ora, non nel cuore di istituzioni intese astrattamente, almeno quelle prive di responsabilità e tendenzialmente cariche di indifferenza, di un'astensione e di un'astinenza ormai cronica di stima e di critica. Come se esistesse un progetto, di per sé malefico, affidato a falsi predicatori, che sanno o non sanno quello che dicono, meglio, a che risultati conducono le loro parole, con un'incitazione permanente a comprare e distribuire pacchetti sofisticati e sofistici di sospetto, di paura e di diffidenza, cercando di dimostrare che la fiducia è dello sciocco, merce inutile e a buon mercato e la responsabilità corrispondente diviene un intralcio, un affaticamento inutile.
Ne consegue, aggiunge Francesco Miano, la spinta verso un disfattismo più o meno calcolato, secondo i gruppi sociali di ela-borazione in cui viene alimentato, e il tentativo di rendere esangui i valori della responsabilità e della fiducia. Non esistono ricette vittoriose contro il disfattismo e chi semina la tempesta della distruzione. Esiste, conclude il relatore, il ricorso alla responsabilità del pensare, al rilancio del sapere contro l'ignoranza. Affinché venga mascherato il disegno perfido di chi incita alla sfiducia, all'inutilità della responsabilità, magari per imporre il pensiero unico di un'irresponsabile sfiducia verso l'altro, riducendo di molto - e in fretta - la distanza che ci separa dall'abisso.